Il contratto di affitto dei locali, ospitati nell’ex Comac è scaduto lo scorso 2 dicembre. Nessuna proroga concessa dai nuovi proprietari della struttura. Il direttore Gianni Romeo: «Dateci almeno il tempo di traslocare»
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Ci sono decine di tonnellate di generi di prima necessità imprigionate nelle celle frigorifere che il Banco Alimentare occupa all’interno dell’ex Comac di Montalto Uffugo. Il contratto di fitto è scaduto il 2 dicembre scorso e la nuova proprietà dello stabilimento non sembra intenzionata a concedere proroghe. Il complesso era finito all’asta dopo il fallimento dichiarato dall’ex Consorzio Mercatale. La società subentrante ha intimato lo sfratto all’organismo di volontariato che tuttavia, nelle more del trasferimento, ha ugualmente provveduto a versare un canone di importo pure maggiorato rispetto a quello precedentemente pagato alla curatela giudiziaria, a copertura proprio del periodo 2 dicembre 2024-31 gennaio 2025, in attesa di individuare una sede idonea dove traslocare.
Associazioni rimandate indietro
E però alle associazioni incaricate di ritirare i pacchi di derrate alimentari da distribuire alle persone in difficoltà, viene negato l’accesso, con il rischio per molte famiglie di rimanere prive di questo aiuto. Della vicenda il direttore generale Gianni Romeo ha informato i carabinieri della locale stazione, preannunciando un esposto al Prefetto, tenendo conto del servizio di interesse pubblico svolto dal Banco, soggetto di riferimento anche di numerosi progetti finanziati dallo Stato e dall’Unione Europea, da cui dipende il sostentamento in Calabria di circa 40mila famiglie: «Il fatto che venga impedito l'ingresso alle associazioni a mio avviso è un atto gravissimo – ha detto Romeo al nostro network - che pone ancora di più in difficoltà sia noi ma soprattutto le persone beneficiarie di questo programma».
Blocco della filiera
«Ci saranno sicuramente ripercussioni negative sulla distribuzione. Solo nel comune di Montalto abbiamo 500 famiglie in attesa. Voglio ricordare che il nostro lavoro non è di carattere commerciale ma è rivolto ad alleviare il bisogno e il disagio delle persone più deboli». Romeo sottolinea poi «che non si tratta di una questione di morosità. Al contrario: abbiamo versato diecimila euro per coprire i canoni di dicembre e gennaio senza che questi soldi ci siano stati restituiti. Non vogliamo creare problemi alla proprietà; semplicemente chiediamo la possibilità e i tempi ragionevoli necessari per andare via».