In un sistema sanitario schizofrenico come quello calabrese può anche capitarti di arrivare in sala operatoria per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, di essere riportato in reparto dopo meno di un’ora senza essere stati operati e a fine seduta sentirsi dire che l’intervento è rimandato di un’altra settimana senza possibilità di esser dimessi per non perdere il posto letto.

È quel che è successo ad un uomo di 62 anni, C.F., di Sellia Marina che ieri ha scelto di lasciare volontariamente l’ospedale, senza firmare le dimissioni, in polemica con il chirurgo che ha deciso di non operarlo dopo aver atteso una settimana - ricoverato in reparto - perché l’intervento programmato si esegue solo nella giornata di venerdì.

Siamo nel reparto di Chirurgia generale dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, unità operativa che vanta una infinita lista di attesa per interventi programmati determinata proprio dall’esigua disponibilità di posti letto se commisurata alla mole di ricoveri. Capita spesso di dover sistemare le barelle nel corridoio per l’elevato numero di accessi in emergenza provenienti dal pronto soccorso che inevitabilmente allungano le liste d’attesa per la mancanza di posti letto da destinare ad interventi programmati.

Lo scorso 23 febbraio, il 62enne è stato sottoposto ad un intervento programmato di colecistectomia. Dimesso dopo circa cinque giorni, è stato nuovamente ricoverato venerdì scorso (10 marzo) per essere sottoposto ad un altro intervento di pulizia dei dotti biliari a completamento del precedente. Ha atteso in regime di ricovero una settimana fino a ieri quando era stata programmata la sua operazione. Trasportato in sala operatoria, dopo nemmeno un’ora ha fatto ritorno in reparto perché non era il primo della lista bensì il quarto.

Giunto il suo turno però il chirurgo comunica che l’intervento è rinviato e dovrà attendere un’altra settimana, fino al venerdì successivo, in regime di ricovero per non perdere il posto letto, senza però neppure la certezza di poter essere operato. Il medico caldamente consiglia di non tornare a casa per non perdere la “priorità acquisita” e di restare per altri sette giorni in reparto occupando il posto letto di un reparto sovraffollato per l’enorme mole di afflussi in ingresso dal pronto soccorso.

Riuscire ad ottenere un ricovero programmato in Chirurgia Generale equivale quasi ad un terno al lotto. Le diciotto degenze disponibili vengono saturate quasi esclusivamente dalle emergenze provenienti dal pronto soccorso risultando tanto insufficienti da dover prevedere sistemazioni di fortuna nei corridoi del reparto. Un iperafflusso che si ripercuote, in primo luogo, negativamente sul pronto soccorso. Basti pensare che l’osservazione breve intensiva dotata di sei posti letto spesso è costretta ad accogliere fino a venti pazienti.

E lo stesso si verifica a cascata nei reparti, dove viene accordata priorità ai ricoveri in emergenza. Così ieri il 62enne decide di lasciare l’ospedale in polemica senza nemmeno firmare le dimissioni. «Sto bene ma sono demoralizzato – racconta – a causa della disorganizzazione, 23 giorni di attesa per poter completare un banale intervento di colecistectomia. Dopo quel che è accaduto sono disposto ad andare fino a Milano anche per una puntura perché ci costringono a comportarci così. Lo sappia il presidente Occhiuto perché d’ora in avanti andrò a farmi curare fuori a spese della Regione».

Si tratta, tuttavia, di una condizione che a breve - si spera - possa essere superata grazie all'integrazione tra i due ospedali catanzaresi che prevede un corposo incremento in termini di posti letto e la creazione di un secondo pronto soccorso al policlinico universitario che dovrebbe contribuire a decongestionare l'unico attualmente presente all'ospedale Pugliese.