Nata nel 1984 a Milano, liquidata nel 2015 dopo la vendita e il trasferimento della società in Calabria. La Pubblidue è la società finita al centro delle odierne indagini messe a segno dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro che questa mattina ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari nei confronti di Patrizio Mario Tomasoni, milanese e attivo con la società nel settore della costruzione, installazione, noleggio e manutenzione di impianti pubblicitari.

La Pubblidue

La Pubblidue opera nel corso degli anni su tutto il territorio nazionale «mediante l'impianto su strade e autostrade di piloni comprensivi di cartelli di sua proprietà su cui provvedeva essa stessa alla affissione di manifesti pubblicitari» secondo quanto si legge nella ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro, Danila Romano. Un'attività fiorente, secondo la ricostruzione, esercitata attraverso 65 dipendenti poi diminuiti già a partire dal 2014.

La liquidazione

Alla data del 31 dicembre di quell'anno, nell'ultimo bilancio depositato, «la società possedeva immobilizzazioni materiali, tra cui due box a Milano, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali per un valore di 909mila euro». Nel 2015 poi la società viene posta in liquidazione e a partire da quella data vengono a decadere tutte le cariche: Salvatore Vargiu consigliere delegato (oggi attinto dalla misura interdittiva di esercitare attività di impresa); Alessandro Porro, consigliere (indagato); Mario Patrizio Tomasoni, vicepresidente del Consiglio d'Amministrazione (oggi attinto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari e dal divieto di esercitare attività d'impresa); Francesco Losurdo, presidente del Consiglio d'Amministrazione (attinto dalla misura interdittiva del divieto di esercitare attività d'impresa) e Alessandro Vargiu (indagato). 

La vendita e trasferimento in Calabria

Nel luglio 2015 la società viene, quindi, venduta e trasferita in Calabria. Antonio Macrì (attinto dalla misura del divieto di esercitare attività d'impresa), commercialista di Soverato, è nominato liquidatore e nel suo studio viene ubicata la sede della società con la vendita delle quote societarie a Francesco Madia e Luca Caroccia, entrambi indagati nell'odierna inchiesta. L'ipotesi accusatoria muove «dalla distrazione dell'avviamento e delle clientela della fallita per 2.546.103 euro, ovvero il volume d'affari dell'anno 2014 non rinvenuto all'atto della liquidazione» è quanto si legge nella ordinanza. 

Lo svuotamento della Pubblidue

A tutti gli indagati vengono contestate «specifiche operazioni - che solo formalmente sono espressione di regolare compimento, registrazione ed esecuzione - ma che nel complesso integrano atti anti imprenditoriali di dissipazione e svuotamento del patrimonio» annota il gip. In particolare, secondo la ricostruzione, si registrerebbe la «dissipazione e distrazione» in favore della Sarda Advertising dei 175 impianti pubblicitari collocati in Sardegna «oggetto di (apparentemente) formale operazione di vendita. Di fatto per come accertato, parte dell'importo stabilito, per la somma di 240mila euro non è stato mai pagato alla società acquirente che purtuttavia ha ottenuto la disponibilità degli impianti».

Bancarotta fraudolenta

Sempre in favore della Sarda Advertising si sarebbe registrata la distrazione degli impianti pubblicitari e e degli automezzi della società fallita per un importo di 117mila euro. Ma ulteriori distrazioni di beni sarebbero state ricostruite dai militari della Guardia di Finanza nei confronti di altre società: la Geopubblicità, la Op Pubblicità e la Decorsing. Bancarotta fraudolenta è il reato contestato a vari titolo agli indagati che «così operando» avrebbero «cagionato il fallimento della società Pubblidue a cagione della realizzazione di una esposizione debitoria nei confronti dell'erario che può dirsi mostruosa» annota il gip. «Così che la mozione concorsuale avanzata dallo Stato, creditore per oltre 8 milioni di euro, ne ha determinato la dichiarazione di fallimento».