Il gip ha firmato un provvedimento che riguarda sempre l’utilizzo del dispositivo T-Exspeed V.2.0. Nel mirino anche alcuni comuni piemontesi, molisani e calabresi
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L'inchiesta sugli autovelox non omologati, avviata dalla Procura di Cosenza, ha coinvolto numerosi impianti in tutto il Paese, portando al sequestro di diversi dispositivi. Il caso ruota attorno alla distinzione tra approvazione e omologazione, un tema già affrontato in due pronunce della Corte di Cassazione. Di recente, è stato emesso un nuovo decreto di sequestro. Tra le regioni interessate c’è anche il Veneto.
La sentenza della Cassazione e il precedente del Comune di Treviso
La vicenda giudiziaria ha origini più lontane e affonda le radici in una sentenza della Corte di Cassazione, depositata il 18 aprile 2024. Il caso specifico riguardava un verbale per eccesso di velocità contestato a un automobilista trevigiano. Il dispositivo utilizzato dalla Polizia Locale di Treviso non risultava omologato, e il conducente aveva presentato opposizione, sostenendo l’illegittimità della multa.
Il Giudice di Pace di Treviso prima e il Tribunale civile di Treviso poi avevano dato ragione al cittadino, annullando il verbale. Il Comune di Treviso, in risposta, aveva presentato ricorso per Cassazione, sostenendo che la distinzione tra approvazione e omologazione fosse irrilevante e che la semplice approvazione dell'apparecchio dovesse essere considerata sufficiente.
La Corte di Cassazione, però, ha respinto il ricorso, ribadendo che l’omologazione è un requisito essenziale per la validità dei dispositivi di misurazione della velocità, come stabilito dall’art. 142, comma 6, del Codice della Strada. Inoltre, la sentenza ha chiarito che le circolari ministeriali non possono derogare alle norme di legge primarie, quindi non è possibile equiparare approvazione e omologazione.
L'inchiesta della Procura di Cosenza e i sequestri del 2024
La decisione della Cassazione ha dato nuova linfa all’indagine avviata dalla Procura di Cosenza, coordinata dal pubblico ministero Antonio Bruno Tridico. Gli accertamenti condotti dalla Polizia Stradale di Cosenza hanno evidenziato presunte irregolarità nell’uso del dispositivo T-Exspeed V.2.0 e di altri apparecchi prodotti dalla Kria Srl, commercializzati dalla LaBconsulenze.
Sulla base di queste verifiche, nel 2024, il Tribunale di Cosenza aveva già disposto un sequestro di alcuni autovelox della Kria Srl, ma il provvedimento era stato successivamente revocato dal Tribunale del Riesame di Cosenza.
Nel frattempo, le indagini sono proseguite, portando alla conferma delle criticità evidenziate dalla Cassazione e all’estensione del sequestro a nuovi dispositivi utilizzati in diversi comuni italiani, tra cui Arcola, Roseto Capo Spulico, San Lucido, Belvedere Marittimo, Fuscaldo, Piadena Drizzona, Carlentini, Francofonte, Formigine, Pomarico, Pianezza, Cerignola, Reggio Emilia e Venezia.
Il nuovo sequestro a Bagnolo di Po
Nei giorni scorsi, la Polizia Stradale ha notificato un nuovo provvedimento di sequestro al sindaco di Bagnolo di Po, Amor Zeri, firmato dal gip del Tribunale di Cosenza, Alfredo Cosenza.
Contestualmente, sono stati apposti i sigilli su due dispositivi: uno situato in via Stradone Runzi, in direzione Stienta, l'altro nei pressi di un distributore di carburante, lungo il rettilineo che porta a Bagnolo di Po. Il sindaco al Gazzettino ha dichiarato che gli autovelox utilizzati dal Comando di Polizia Locale sono di proprietà del Comune, prodotti e commercializzati dalla Kria Srl, e che la manutenzione è sempre stata affidata alla stessa azienda. «Il limite di 70 km/h era necessario perché gli incidenti, anche gravi, non sono mancati», ha sottolineato il primo cittadino, aggiungendo che l’amministrazione sta valutando l’installazione di altri due autovelox nei medesimi tratti di strada.
Il decreto di sequestro ha riguardato anche il Piemonte, il Molise e ancora una volta la Calabria, in particolare, la zona dell’Alto Jonio cosentino: Rocca Imperiale e Trebisacce.
Le ripercussioni sul territorio: multe annullate a Rovigo
Di recente, il Giudice di Pace di Rovigo ha annullato una multa per eccesso di velocità, con annessa decurtazione di punti, perché l’infrazione era stata rilevata da un autovelox non omologato.
Il dispositivo in questione era posizionato sulla strada regionale, al km 10+650, poco prima dell’ingresso a Lendinara, per chi proveniva da Rovigo.