La donna si accorge degli ammanchi all'inizio del nuovo anno e lo segnala all'Istituto di previdenza. L'ente provvede subito a riattivare le erogazioni sul suo conto corrente, ma non accredita tutti gli arretrati
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Vedersi interrompere l'erogazione della propria pensione per diversi mesi perché all'improvviso il sistema telematico sbaglia il codice fiscale, ripescandone uno vecchio di vent'anni fa, e non sapere quando poter incassare i propri soldi, a distanza di più di un anno. È la controversa vicenda capitata a una signora 79enne residente in un Comune dell'alto Tirreno cosentino. L'ultima comunicazione l'ha ricevuta poche ore fa: «Trattandosi di pagamento manuale il pagamento è stato elaborato ma si attendono i tempi della ragioneria».
Per il momento le somme arretrate non arriveranno. Ma riavvolgiamo il nastro. La donna si accorge i primi mesi del nuovo anno che sul suo conto corrente postale la pensione non arriva dal luglio del 2021. Aiutata dai famigliari, segnala il caso agli uffici Inps, i quali riconoscono l'errore e intanto ripristinano le erogazioni. Ma per le mensilità precedenti, compresa la tredicesima, dovrà ancora attendere. Ma quando?
Dapprima le assicurano che gli accrediti saranno effettuati tra marzo e aprile, poi a giugno, ma le date vengano entrambe disattese, perché l'ente pensionistico parla di elaborazione in corso della pratica e di pagamenti manuali, ma nei fatti i soldi non arrivano. Per la donna, che continua a chiedere spiegazioni, non è più nemmeno una questione economica, quanto di principio.
A lei quei soldi non servono per mangiare, ma se al posto suo ci fosse stato qualcun altro, magari solo, malato e senza figli, come avrebbe potuto andare avanti? Per quale motivo, riconosciuto l'errore, l'Inps impiega tutto questo tempo per inviare sul suo conto gli arretrati? E per di più, si chiede la 79enne, ci sono altre persone nelle sue stesse condizioni, che magari non sanno a chi rivolgersi o chiedere aiuto?
La vicenda
M.A.L., queste le iniziali della donna, risiede in un paesino del Tirreno cosentino, ha 79 anni e qualche acciacco di salute che nel 2021 la costringe a lunghe cure. Ed è proprio in questo periodo che l'Inps interrompe l'erogazione della pensione sul suo conto corrente. Tutta colpa di un cavillo burocratico: stando a quanto appreso successivamente, si sarebbe verificato un errore con il codice fiscale. Per qualche motivo, il sistema telematico ne associa alla donna uno che era stato modificato venti anni prima, contenente soltanto le lettere del primo nome.
Di conseguenza, il codice fiscale della destinataria della pensione e quello dell'intestataria del libretto postale, d'un tratto, per il sistema telematico non coincidono più. Così da luglio a dicembre la pensione non arriva, anche perché l'anziana in quei periodo rimane all'oscuro di tutto. Tra l'estate e l'autunno si trasferisce in un'altra regione per stare vicino ai suoi figli, dai quali rimane per tutto il periodo della degenza. Pertanto non ha la necessità di verificare gli importi del suo conto corrente postale. Si accorgerà dei mancati introiti soltanto all'inizio del nuovo anno.
I mancati accrediti
Scoperto il fatto, i famigliari si recano prima in un Caf e successivamente agli sportelli Inps della regione del nord nella quale sono domiciliati. Qui gli addetti riconoscono l'errore, inviano una comunicazione agli uffici Inps di Scalea, sollecitano il ripristino degli accrediti e comunicano alla donna che le somme arretrate saranno erogate tra marzo e aprile. Effettivamente, dal mese di marzo, l'anziana torna a ricevere la pensione regolarmente, ma delle somme arretrate nemmeno l'ombra. Così si rivolge nuovamente all'Inps, stavolta lo fa inviando la segnalazione direttamente al sito, a cui accede mediante Spid, il sistema pubblico di identità digitale, grazie all'iscrizione effettuata dai suoi famigliari. Alle rimostranze della donna, l'ente risponde testualmente che «le rate richieste sono state liquidate con pagamento manuale, pertanto è necessario per l'effettiva esigibilità la liquidazione da parte dell'ufficio contabile che provvederà alla liquidazione del mandato tra marzo ed aprile 2022».
Intanto maggio arriva e non è ancora successo nulla. La donna non demorde e ci riprova, scrive ancora per lamentare il mancato accredito. «Gli arretrati - rispondono nella nuova versione gli incaricati - saranno messi in pagamento per il 20 di giugno con pagamento manuale». Ma i soldi non arrivano nemmeno stavolta.
Il paradosso
All'ennesima segnalazione, la donna viene informata che la pratica è in lavorazione agli uffici Inps di Scalea e che gli accrediti dovrebbero arrivare, stavolta per davvero, in non più di una manciata di giorni. «Anche se arrivassero domani mattina - dice la diretta interessata a LaC News24 - non è comunque concepibile che una persona anziana debba attendere i soldi della sua pensione tutto questo tempo. E se fossi stata una donna sola?». O magari allettata, impossibilitata a difendere i suoi diritti o incapace di chiedere aiuto, che storia avremmo raccontato oggi?