Il 27 agosto scorso, l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Fiore Isabella, si è trovato, per l’ennesima volta, a dover accedere al Pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia per motivi familiari. Anche in questa occasione racconta la sua esperienza fatta di disagi e sofferenza. Sofferenza non solo dei pazienti – costretti ad aspettare per interminabili ore accucciati sulle gambe dei parenti perché mancano barelle e sedie a rotelle – ma anche del personale ridotto all’osso nonostante proclami e promesse.

Con una lettera rivolta al presidente della Regione, nonché commissario ad acta alla sanità, Roberto Occhiuto, Isabella pone sette quesiti relativi ad altrettanti problemi del Pronto soccorso per i quali, da cittadino, pretende una risposta.

Leggi anche

«Egregio presidente Occhiuto – scrive Isabella –, questa mia lettera non è una segnalazione di un disagio al Pronto soccorso del Giovanni Paolo Secondo di Lamezia Terme, ormai di routine nei luoghi della sofferenza . No presidente Occhiuto! Questa mattina c’ero di persona ad assistere, mio malgrado, a scene di profonda tristezza dove si incontravano due malesseri: quello degli ammalati buttati in quell’atrio da molte ore, alcuni con dolori addominali e febbre alta, altri con altre problematiche, certo non tutte da codice rosso ma comunque foriere di preoccupazioni non trascurabili. All'interno, nei box, solo due medici e due infermieri alle prese con codici rossi e di altra identità cromatica, instancabili ma condannati all'esaurimento della loro indubbia generosità. Una paziente, alla fine di un lungo iter diagnostico, mi confidava: “I medici e gli infermieri sono stati superlativi, hanno lavorato senza sosta, ma ho avuto la certezza che fossero disarmati”. La stessa, durante la lunga attesa, così come un'altra paziente, era stata  coricata sulle gambe del proprio coniuge perché non ce la faceva a stare seduta e non c'era uno straccio di barella dove sdraiarsi per un'attesa umanamente sopportabile. Detto questo, e per non lasciare scemare l'accaduto nella più che umana valvola di sfogo, le domande che sorgono spontanee, onorevole residente, alle quali pretendo da cittadino che lei risponda, sono le seguenti:

  1. le risulta che quest'anno si sono avuti circa 4000 accessi in più al Pronto soccorso dell'ospedale lametino rispetto al 2023 e si è chiesto come vi abbia potuto far fronte un organico operativamente in costante affanno?

  2. Si è posto il problema di come accogliere dignitosamente gli utenti, non avendo, come nel caso sopra citato, carrozzine e barelle sufficienti in attesa della loro presa in carico nei box interni?;

  3. Come mai non sono stati sufficienti i concorsi e neanche i rinforzi dei medici cubani, per coprire la carenza di organico al Pronto soccorso del Giovanni Paolo II?

  4. Come si evolverà la decisione del commissario dell'Asp di Catanzaro Antonio Battistini (nota stampa di sabato, 24 agosto 2024) di ricorrere ai giovani medici ancora in fase di specializzazione da inserire nell'ospedale di Lamezia con un contratto di lavoro autonomo?

  5. Quali problemi impediscono un utilizzo razionale dell’organico del pronto soccorso, costituito, come si evince dall’ultimo aggiornamento datato 28 giugno 2022, da 17 medici del reparto, quattro dell'ambulatorio codici bianchi; 22 infermieri e 12 Oss?

  6. Dove sono finite tali, numericamente consistenti, figure professionali, se il 27 di agosto 2024 al Pronto soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, nell’area operativa dei box, lavoravano solo due medici e due infermieri?

  7. Come mai il totem di segnalazione degli interventi nel Pronto soccorso, ripartiti per codici di gravità, è da tempo in incomprensibile silenzio?

Se lei, onorevole presidente , si fosse trovato nell'atrio del Pronto Soccorso dell'ospedale Lametino ad assistere alle scene a cui ho assistito io, cittadino disarmato, le cinque domande che le ho appena posto, con preghiera di attenzionarle, se le sarebbe poste da solo. E, probabilmente, avrebbe già dato  qualche risposta. Una per tutte, presidente Occhiuto: l'atrio, dove mancano barelle e sedie a rotelle e si è costretti a fare ricorso alle gambe generose dei consorti, lasciamolo agli accompagnatori per il disbrigo delle procedure di accettazione; gli ammalati vanno accolti in spazi di cura strutturati decentemente per l’immediata presa in carico».