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Nessuna mistificazione della realtà né manipolazione delle notizie. Così il tribunale di Catanzaro si è espresso sulla richiesta di un milione di euro di risarcimento avanzata dal commissario della sanità Massimo Scura nei confronti del giornalista del Quotidiano del Sud Adriano Mollo. Oggetto di dibattimento, quattro articoli incentrati sulla gestione del delicato comparto della sanità in Calabria, definiti dal dirigente lombardo, chiamato a mettere ordine nei conti della sanità calabrese offensivi e lesivi della sua reputazione e del suo lavoro.
Una tesi sconfessata dal primo grado di giudizio, cristallizzata nella sentenza, che attribuisce a quanto scritto dal giornalista “caratteri di verità, pertinenza e continenza”. Sette pagine fitte di motivazioni nelle quali il giudice, Francesca Rinaldi, fa più volte riferimento al diritto di cronaca, giungendo alla conclusione che “la domanda avanzata non può trovare accoglimento”.
Richiesta clamorosamente rigettata, dunque, per il commissario Scura, che dovrà provvedere, oltre che al pagamento delle spese processuali, alla liquidazione di 11.242 euro di compensi professionali, vale a dire l’ammontare delle parcelle degli avvocati assunti dalla controparte per difendersi dalle accuse da lui avanzate e giudicate infondate. Si conclude così il primo atto di una brutta storia dal finale inatteso, destinato a creare un precedente nella storia dell’informazione. Una sentenza che contribuirà forse a ricordare ai dirigenti pagati a peso d’oro che a grandi compensi corrispondono grandi responsabilità.