La battaglia del comitato #Cib Chiedo per i bambini, che ha ottenuto dal Tar la sospensione dell’ordinanza sindacale decretando di fatto la riapertura delle scuole a Vibo Valentia, ha creato scompiglio e divisioni tra i genitori. Contrapposizioni degenerate in attacchi via social. Piattaforme divenute in questi giorni un vero e proprio campo di battaglia.


«Agito nell’interesse degli studenti»


«Il nostro obiettivo primario – spiega Francesca Guzzo, tra le promotrici del comitato - era ed è quello di confermare il diritto all’attività didattica in presenza, ove non esistano motivi ostativi, che diventa da parte di noi adulti il dovere di vigilare sul rispetto delle leggi che regolano lo Stato civile. Non pensavamo di ricevere tutte queste critiche – ammette – anche perché abbiamo agito solo nell’interesse dei nostri figli. La concomitanza con le vacanze di Natale ha generato un rientro per pochi giorni, è vero, ma non sarà sfuggito ai più che l’obiettivo non era questo, semplicemente era quello di non farsi trovare impreparati a gennaio»


Scuole aperte, aule semi vuote


E se ci sono scuole che, d’intesa con i genitori, non hanno riaperto i cancelli proseguendo la Dad, altre hanno ripreso la didattica in presenza. Come il primo circolo Don Bosco, dove le lezioni sono riprese nonostante i tanti, troppi banchi vuoti. 153 alunni presenti su 1040 iscritti. Tanti ne sono entrati. «Non mi sento di giudicare nessuno – afferma Mimma Cacciatore - Capisco le ragioni sia dei ricorrenti che dei genitori che non hanno mandato i figli a scuola. Questi ultimi intimoriti dai pareri negativi espressi dall’Asp e dai medici pediatri. Dati che ad oggi non sono stati smentiti – precisa -. Ma le sentenze si rispettano e si eseguono. Il problema- prosegue la preside - non è la scuola, ma è ciò che avviene al di fuori. Troppi assembramenti e troppa gente in giro senza alcun rispetto delle regole anticovid».

«Screening per tutti»


Bassa la percentuale di alunni anche alla Garibaldi-Buccarelli. «In classe solo il 10% degli studenti» conferma Eleonora Rombolà che aggiunge: «L’unico modo per rasserenare gli animi è quello di predisporre uno screening a tappetto su tutti gli alunni e su tutto il personale scolastico. Chiediamo con forza al dipartimento di prevenzione dell’Asp, al sindaco Maria Limardo e al prefetto di Vibo Francesco Zito di sostenere la nostra richiesta».