L'appello della sezione Fimp della provincia di Cosenza in controtendenza rispetto alla posizione della Società Italiana di Pediatria. Il nodo è nelle attività di monitoraggio, mentre i numeri confermano: «La Dad è più pericolosa del coronavirus»
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Si scontra con le valutazioni della Società Italiana di Pediatria la posizione espressa nei giorni scorsi dalla sezione della provincia di Cosenza della Federazione Italiana Medici Pediatri. In una nota la Fimp, aveva auspicato il rinvio delle attività didattiche nelle aule al gennaio del 2021, dopo le festività natalizie, traducendo in un documento, spiega il segretario Alfonso Mazzuca «il vissuto quotidianamente raccontato dai colleghi sulle chat».
Tamponi a rilento
«La fase iniziale dell'apertura delle scuole è stata drammatica - aggiunge - per quanto riguarda la esecuzione degli screening e la possibilità di avere delle risposte rapide. Per cui abbiamo avuto grandi difficoltà nel seguire il dettato dell'Istituto Superiore di Sanità circa i comportamenti da tenere in caso di sospetti Covid nelle aule».
Tempistiche determinanti
Ed in effetti, la carenza di laboratori in cui processare i campioni, hanno determinato lunghe e spesso inutili quarantene per i bambini con sintomi anche banali tuttavia comuni a quelli causati dal coronavirus. Il protocollo in questo caso richiede l'esame del tampone molecolare per scongiurare ogni rischio. Ma le tempistiche devono essere brevi per evitare di mandare in tilt il sistema.
Test rapidi antigenici
Per questo anche i pediatri hanno siglato a fine ottobre un accordo nazionale per sottoporre i piccoli con sintomi sospetti o i compagni di classe di alunni con Covid conclamato, a tampone antigenico rapido, per determinare immediatamente l'esistenza di un eventuale focolaio in ambito scolastico. E però la convenzione è rimasta sulla carta sia perché il Dipartimento tutela della salute della Regione non ha ancora ratificato l’accordo, sia perché la Protezione Civile non ha inviato ai medici i test, sia perché non sono state individuate le sedi in cui tali test devono essere eseguiti.
Numeri rassicuranti
L'indicazione della Fimp deriva dunque da questioni di carattere logistico ed organizzativo e non dalla effettiva diffusione del coronavirus nelle scuole. Di contro la Società Italiana di Pediatria, presieduta dal calabrese Domenico Minasi, rassicura l'opinione pubblica ricordando le statistiche diffuse dal ministero della Salute: «In Italia il contagio tra i bambini si attesta allo 0,08 percento e quella tra i docenti allo 0,14 percento». Poi mette in guardia rispetto ai danni cui i piccoli vanno incontro in caso di chiusura prolungata delle scuole: «Danni - sottolinea Minasi - di carattere educativo, sociale, sociologico. Questo scenario provoca anche disturbi neurologici, con crescita degli stati d'ansia, e disturbi alimentari».
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