Scritte ingiuriose contro don Ciotti e le forze dell’ordine: sono quelle comparse questa notte a Locri all’indomani della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione della XXII giornata della memoria e dell’impegno.


La solidarietà di Rosy Bindi: «Questa scritta ci inquieta moltissimo, soprattutto il giorno dopo le parole del presidente Mattarella, che ha richiamato a prosciugare quella “zona grigia” abitata da chi non è mafioso ma non combatte le mafie. È vero, per sconfiggere la 'ndrangheta ci vuole più lavoro ma non meno poliziotti o meno magistrati, ci vuole più lavoro, più cultura ma si deve respingere ogni atteggiamento giustificatorio».


Ad affermarlo all’Agi la presidente della Commissione Antimafia che invia la propria sentita "solidarietà a Don Luigi Ciotti, al Vescovo di Locri, a tutti gli organizzatori e soprattutto a tutti i parenti delle vittime che sono i veri offesi da quella scritta».



Bova: «Messaggi inquietanti e abietti» - «Il rinvenimento delle ignobili scritte sui muri del Vescovado di Locri, non solo lascia sgomenti, ma è purtroppo la conferma di quanto la sotto cultura mafiosa sia pervasiva e presente nella nostra società» Lo afferma il presidente della Commissione regionale antindrangheta della Calabria: «Messaggi inquietanti e abietti - dice - come quelli lasciati nottetempo da qualche balordo, pero', non possono in alcun modo scalfire il valore assoluto degli eventi positivi di questi giorni e sono convinto, ancora di più, che la presenza della società sana e perbene alla marcia di martedì, sarà ancora più forte e compatta».

 

«Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro e' necessario, anzi che e' il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto, tutelato dai diritti, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali". Lo afferma, in una nota, don Luigi Ciotti, dopo le scritte apparse sui muri del vescovado di Locri, all'indomani della visita del capo dello Stato e alla vigilia della marcia promossa da Libera, di cui il religioso e' presidente, per ricordare le vittime di mafia.


Gli "sbirri" - commenta don Ciotti riferendosi ancora alle scritte apparse sui muri di Locri - sono persone al servizio di noi tutti, sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante. Questi vili messaggi - dice ancora - vili perchè anonimi, sono comunque un segno che l'impegno concreto da' fastidio. Risveglia le coscienze, fa vedere un'alternativa alla rassegnazione e al silenzio. Noi - conclude – è con questa Calabria viva, positiva, che costruiamo, trovando in tante persone, soprattutto nei giovani, una risposta straordinaria, una straordinaria voglia di riscatto e di cambiamento».

 

E ancora dal mondo politico, le lapidarie parole della segreteria regionale Pd Calabria: «L’azione di alcuni incivili non deve sminuire il valore di una grande giornata vissuta e interpretata in modo esemplare dalla comunità della Locride, che ieri ha accolto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con generosità, calore e carica di un desiderio di riscatto ed emancipazione che non possono e non devono essere oscurate dalle balorde mani che hanno imbrattato la sede del vescovado di Locri, in cui è ospite don Ciotti». 

 

Una delegazione della segreteria regionale, insieme al responsabile organizzativo del Pd Calabria Giovanni Puccio, domani sarà presente al corteo che si dipanerà sul lungomare della cittadina ionica per testimoniare la vicinanza del Partito democratico calabrese a tutte le vittime della violenza criminale. «Quanto accaduto stanotte, le offese e l’oltraggio della sede della diocesi – affermano dalla segreteria del Pd Calabria – rappresentano un fatto molto grave, che ci indigna e che avvalora ancor di più la straordinaria e forte testimonianza del presidente Mattarella fornita nella giornata di domenica».