Doveva arrivare l’esercito, invece sono arrivati i commissari. Ancora. L’Asp di Vibo viene sciolta per la seconda in 15 anni, per – recita il decreto -. “accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata”. Zac. La ghigliottina del Consiglio dei ministri è scattata dopo un’attesa estenuante durata mesi (era il 22 novembre 2023 quando fece il suo ingresso la commissione di accesso agli atti), durante i quali nessuno avrebbe scommesso neppure 10 centesimi che sarebbe andata diversamente.

E, ovviamente, non è affatto sorpreso neppure il commissario straordinario che attualmente guida l’Ente, il generale Antonio Battistini, nominato da Roberto Occhiuto circa un anno e mezzo fa, quando subentrò a un altro commissario, Giuseppe Giuliano. Una strada costellata di commissari che ora porta a un “super commissariamento” anti-ndrangheta.

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Raggiunto telefonicamente, Battistini non cade certo dalle nuvole: «Questo epilogo era inevitabile se le premesse sono quelle dell’inchiesta Maestrale Carthago. Non sono sorpreso, solo molto dispiaciuto». Battistini non ha rimpianti, rivendica il lavoro fatto e lo ostenta «con orgoglio». Nei suoi confronti, senza perdere un minuto, Occhiuto ha espresso subito massima fiducia, con una nota probabilmente già pronta che è giunta nelle redazioni pochi minuti dopo la notizia dello scioglimento: «Ringrazio Antonio Battistini per l’ottimo lavoro fatto. Sotto la sua gestione l’Asp ha avviato un positivo percorso di risanamento aziendale, con azioni concrete e per nulla scontate». Parole e tempestività che lasciano intravedere la possibilità che il generale resti e vada a formare (probabilmente a guidare) la triade commissariale che dovrà gestire l’Asp per i prossimi 18 mesi. A una esplicita domanda, lui non si schermisce con parole di circostanza e ammette: «Se mi fosse data l’opportunità di restare sarei contento e se così non dovesse essere, certo, mi dispiacerebbe. Ma spero che venga qualcuno in grado di proseguire ciò che di buono è stato fatto».

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Insomma, Battistini potrebbe succedere a Battistini. Anche perché ora la questione è anche politica. Il governo di centrodestra, costretto allo scioglimento da dati oggettivi, potrebbe decidere di attenuare l’impatto sul presidente della Regione e vice segretario nazionale di Forza Italia, confermando Battistini nella triade e alleggerendo così il peso di una vicenda che purtroppo costa alla Calabria di Occhiuto l’ennesima gogna nazionale.

Perché, è inutile girarci intorno, questa è una nuova mazzata per l’immagine della sanità calabrese e per il territorio vibonese in particolare, dove il centrodestra ha governato senza soluzione di continuità negli ultimi 15 anni, proprio quelli in cui sono maturati i fatti dell’inchiesta Maestrale Carthago, da cui discende lo scioglimento.

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Insomma, piove sul bagnato a Vibo, dove la Sanità vive forse il suo momento più cupo, con la stampa nazionale che, a causa di un corto circuito mediatico, immagina un territorio militarizzato e vede l’esercito pattugliare le corsie dell’ospedale.

E non bastano le rare buone notizie, come l’ingresso dello Jazzolino nella rete universitaria dell’Unical, a diradare nubi sempre più minacciose, tra aggressioni ai medici, servizi insufficienti e un ospedale, lo Jazzolino appunto, vecchio e cadente come la Prima repubblica, gestito a lungo impastando politica, clientelismo e ‘ndrangheta.

Del nuovo nosocomio, atteso da 20 anni, per ora spuntano dal terreno fangoso solo le fondamenta. Tutto il resto è lotta per la sopravvivenza di operatori sanitari, medici e pazienti, che ogni giorno, loro sì, sono davvero in trincea, altro che esercito.