Ma sull’esito della comparazione del codice genetico nessuna comunicazione ufficiale è stata data alla famiglia del pescatore di Terrasini. Si assopisce quindi la speranza dei familiari di Francesco Vangeli, vittima della lupara bianca
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il 24 novembre gli atti inerenti l’indagine aperta dalla Procura di Palmi sul cadavere ormai scheletrificato riemerso dai fondali marini di San Ferdinando il 20 giugno sono stati trasmessi per competenza alla Procura di Palermo: procedimento a carico di ignoti, ipotesi di reato omicidio colposo, persona offesa Vito Lo Iacono (foto). Alla luce di ciò, e pur nella perdurante assenza di ulteriori e più precise comunicazioni ai familiari, si potrebbe dedurre che la comparazione del codice genetico abbia dato riscontro positivo e che quel corpo straziato dal mare e dal tempo appartenga al giovane di Terrasini disperso in mare, a 30 miglia da Palermo, dopo la collisione - il 12 maggio - tra la petroliera Vulcanello e la Nuova Iside, il peschereccio a bordo del quale si trovava assieme al papà Matteo e al cugino Giuseppe, le cui salme furono recuperare nella prima fase delle ricerche. Vito, invece, sarebbe rimasto in mare ed il suo corpo avrebbe viaggiato, grazie alle correnti, dallo specchio acqueo tra San Vito Lo Capo e Ustica fino al Tirreno calabrese. In poco più di un mese sarebbe rimasto solo lo scheletro, poi riemerso il 20 giugno.
Malgrado l’immediato collegamento con la Procura di Palermo, solo tre mesi dopo, quindi a fine settembre, è stato acquisito quel campione di Dna dai familiari di Vito, necessario per effettuare la comparazione del codice genetico. L’esito sarà certamente agli atti delle Procure interessate, Palmi e Palermo, ma non è ancora ufficialmente noto né ai cari del giovane pescatore siciliano, né ai familiari di Francesco Vangeli (foto), il ragazzo ucciso il 9 ottobre del 2018 e, poi, abbandonato nel Mesima.
I genitori ed i fratelli di Vangeli – così come quelli di Vito Lo Iacono – hanno sempre sperato, vivendo come un ulteriore supplizio questi cinque mesi di attesa, di poter avere finalmente un corpo da piangere ed una tomba sulla quale portare un fiore.
Una speranza che tramonta per una famiglia e si alimenta per un'altra, pur senza notizie ufficiali, ma solo sulla scorta di una mera deduzione: gli atti trasmessi da Palmi a Palermo.