Il "nano feroce" è stato il capo scissionista che diede l'avvio negli anni '80 allo scontro armato a Reggio Calabria contro gli ex alleati De Stefano-Tegano-Libri
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È stato scarcerato la scorsa settimana, dopo circa 28 anni di reclusione, il boss della ndrangheta Antonino Imerti, 72 anni.
Imerti, cognato del boss Domenico Condello detto "u pacciu", è stato il capo scissionista nella ndrangheta reggina che diede l'avvio allo scontro armato contro gli ex alleati De Stefano-Tegano-Libri. La "ribellione" di Antonino Imerti, detto "nano feroce", fu causata da un fallito attentato contro di lui attuato con un'autobomba a Villa San Giovanni (RC), che il boss rampante attribuì come mandante a Paolo De Stefano.
La reazione di Imerti contro l'ex alleato, all' epoca - il 10 ottobre 1985 - fu violentissima. Paolo De Stefano, latitante, fu assassinato insieme ad un guardaspalle, mentre transitava a bordo di una moto in via Mercatello, nel cuore del quartiere reggino di Archi. Da lì, si scatenò la violentissima "guerra di ndrangheta", a Reggio Calabria e in provincia, che in cinque anni provocò quasi mille omicidi.
Antonino Imerti è stato sottoposto alla libertà vigilata.