La donna fu uccisa dal marito, dal quale si stava separando, la mattina del 9 dicembre 2004. Sergio Forleo, brigadiere dei carabinieri fuori servizio, le sparò un colpo alla testa con la pistola d’ordinanza. Poi si suicidò
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Sono passati esattamente vent'anni da quando Antonella Console, 34 anni, fu ritrovata morta nel suo appartamento a Scalea, ma qui, all'ombra di Torre Talao, nessuno l'ha mai dimenticata. La giovane fu brutalmente uccisa dal marito, il coetaneo Sergio Forleo, brigadiere dei carabinieri in servizio nella locale stazione, che non accettava la fine del matrimonio con la moglie e madre di sua figlia Federica, che all'epoca dei fatti aveva soltanto nove anni. L'uomo prima sparò alla donna, poi rivolse l'arma contro sé stesso, ponendo fine anche alla sua esistenza. Ieri amici e famigliari hanno ricordato Antonella con una lunga manifestazione che si è tenuta nella sala polifunzionale del Comune, prima con un convegno sulla violenza di genere, poi con un concerto che ha visto esibirsi le artiste Sabina Carnevale, Olivia Bruno e Francesca Calabrò accompagnate dalle rispettive band.
Il ricordo della figlia
La mattina del 9 dicembre 2004, si svolse tutto molto velocemente. Forleo si intrufolò in casa della moglie, da cui si stava separando, e la uccise senza pietà, probabilmente dopo l'ennesimo rifiuto della donna di tornare insieme. Poi si uccise con la stessa arma, la pistola d'ordinanza, che quella mattina non doveva avere con sé dal momento che era fuori dal servizio. Chi scampò alla tragedia, fu la figlia della coppia, Federica Forleo, che in quel momento si trovava a scuola. Anche se piccola e tutelata dai suoi nonni, capì quasi subito quello che era accaduto. Lo ha raccontato lei stessa nel corso della manifestazione. «Diciamo sempre che noi donne abbiamo questo sesto senso e io l'ho avuto fin da subito. Poi, più avanti, ho avuto la conferma quando ho saputo la verità». Poi, Federica, che oggi è una psicologa e si occupa di progetti sociali, ricorda la sua mamma: «Si prendeva cura di me e non mi faceva mai mancare niente. Ci piaceva cantare insieme e anche per questo la vogliamo ricordare con un concerto. Oggi io sopravvivo, come faccio da vent'anni, ormai, però ringrazio la vita, perché anche se mi ha tolto tanto, mi ha dato due nonni che sono e saranno sempre la mia roccia. Ho mio zio e i miei cugini che mi sono stati sempre vicini, anche il mio compagno mi dà tanto supporto, ma soprattutto i miei ragazzi a cui ho potuto forse dare qualche piccolo insegnamento per il domani».
Gli "orfani speciali"
Prima del concerto che ha chiuso il lungo pomeriggio di ricordi e di emozioni, si è tenuto un convegno sulla violenza di genere, incentrato sul tema degli "orfani speciali" e moderato dal giornalista di Radio Digiesse, Martino Ciano. «Di questo caso - dice - se n'è parlato troppo poco negli anni e credo che oggi se ne debba parlare anche in una maniera diversa. Ci siamo soffermati sul tema degli "orfani speciali", di coloro che restano in casi del genere. Federica è diventata una donna adulta e in lei si vede quella voglia di riscattare il ricordo della madre e la sua delicatezza può essere davvero di insegnamento a tutti».