Quest'anno anche Giacomo Perrone potrà finalmente festeggiare il santo Natale e potrà farlo da essere umano. Adesso il 71enne di Scalea ha un appartamento nuovo e profumato, ripulito dalle macerie e dalla sporcizia, con mobili nuovi e mura tinteggiate, e, cosa più importante, la sua vita non è più in pericolo. Ieri sera, dopo settimane di convalescenza in ospedale, Giacomo è rientrato finalmente a casa sua e ora è il tempo di scrivere il lieto fine di questa storia incredibile e al tempo stesso controversa, portata alla luce due mesi dalla nostra emittente.

Il dolore e l'indifferenza

Prima di scrivere il finale, è bene partire dall'inizio. Giacomo Perrone nasce e cresce e Maierà, ma quando incontra l'amore della sua vita, Caterina, decide di costruire con lei una famiglia a Scalea. La coppia negli anni 70' acquista una casetta nel comune altotirrenico, ma ad un tratto qualcosa nella mente di Giacomo si spezza, e così accade poco dopo anche alla moglie. Nel 1996 arrivano per la prima volta i servizi sociali. La vita dei due coniugi, col passare del tempo, si trasforma in un inferno di malattie mentali e abbandono. Giacomo diventa un accumulatore seriale e la sua casa diventa una discarica.

La prima volta è il sindaco Gennaro Licursi, nel 2018, a emanare un'ordinanza di sgombero e ripulire la casa da ogni sorta di materiale. Poi tocca al suo collega Giacomo Perrotta. È il dicembre 2020. Ma passano poche settimane e l'abitazione è di nuovo sommersa da qualunque cosa. Per loro non è prevista assistenza di alcun genere e il loro unico filo con il mondo è Francesco Galati, ex maresciallo dei carabinieri nel frattempo diventato avvocato e nominato dal tribunale di Paola tutore legale di Giacomo.

È lui che gestisce la sua vita e provvede ai suoi bisogni, ma la situazione si fa sempre più drammatica. Proprio in una di questa visite, salva la vita a Caterina. La donna è riversa nel letto, sopraffatta dalla carcassa di un cane morto, sembra esanime. Galati allerta i soccorsi, Caterina viene rianimata e trasferita in una casa di cura, lontana dal marito. Giacomo ha un crollo e si lascia andare. Il tutore si rivolge a medici e istituzioni per chiedere aiuto, ma i suoi appelli cadono nel vuoto. C'è persino chi si rifiuta di entrare in quella casa, ormai piena di vermi e zecche. In ultima istanza, Galati si rivolge a LaC News24: «Se non mi aiutate Giacomo morirà». Il giorno dopo, senza indugi, entriamo nell'appartamento per documentare lo scempio.

All'improvviso tutti sanno

Difficile pensare che nessuno fosse a conoscenza della situazione, dal momento che Giacomo vive al piano terra di una delle vie più centrali della città costiera, ma improvvisamente il caso viene travolto da un'onda di indignazione. Il Comune di Scalea si dice pronto a intervenire e l'Asp di Cosenza invia un medico per un'ispezione. Nel frattempo la procura di Paola apre un fascicolo di indagine per stabilire eventuali responsabilità o omissioni nella vicenda.

Il rimbalzo delle responsabilità

Il liete fine sembra vicino. La relazione dell'Asp certifica una forte situazione di disagio igienico-sanitaria e la necessità di cure per l'uomo, ma non accenna alla richiesta di tso. Il Comune di Scalea riceve la lettera e dice che non può intervenire senza una precisa richiesta. Giacomo è di nuovo all'angolo. Nel frattempo l'ernia inguinale diventa grande quanto una noce di cocco e Giacomo ha le ore contate, mentre cammina piegato su se stesso.

Il bene può ogni cosa

Francesco Galati, che di Giacomo e Caterina conosce ogni dettaglio sin da quando prestava servizio nella vicina caserma dei carabinieri, non si arrende. «Se Giacomo non ce la fa, io non me lo posso perdonare», ripete nervosamente mentre va avanti e indietro in cerca di una soluzione. Ma senza ordine del medico, il ricovero coatto non si può fare. Così Galati si rivolge al tribunale, che lo aveva nominato tutore, e chiede di prendere le redini della situazione, anche perché il tempo è tiranno. Viene investita anche la procura, diretta dal magistrato Pierpaolo Bruni. Si lavora energicamente per trovare una via d'uscita e grazie all'affetto delle poche persone che Giacomo si trova intorno, Galati su tutti, si convince finalmente a sottoporsi alle cure. Quando arriva un'ambulanza della Croce Rossa per portarlo in ospedale, Giacomo, seppur spaventato, ci sale sulle gambe.

Le cure all'ospedale di Paola

Dopo una ripulita, Giacomo viene ricoverato all'ospedale San Francesco di Paola. Il posto non è casuale. Il primario del reparto di Chirurgia del nosocomio paolano, il dottor Biagio Di Trani, vuole salvarlo a tutti i costi. Giacomo finisce per ore sotto i ferri. L'operazione è delicata, ma Giacomo è un leone, si sveglia, reagisce, è provato ma sta bene. L'equipe medica ha fatto un capolavoro, Giacomo è salvo.

Il ritorno a casa

Nel frattempo a casa sua, a Scalea, gli operai lavorano senza sosta. Adesso i muri sono bianchi e senza muffa, arrivano un letto nuovo, i mobili nuovi e quella cucina che era una discarica maleodorante adesso è un grazioso e accogliente tinello. Il bagno, dove non c'era più neanche il water, ora non ha nulla da invidiare a quelli dei più moderni hotel. Le cose inutili sono sparite per lasciare il posto a un delicato profumo di pulito. Giacomo può rientrare.

Si cambia registro

Francesco Galati non riesce nemmeno a parlare dall'emozione. Come sempre è al suo fianco anche in questo nuovo capitolo della vicenda. «Giacomo - dice - tutto questo se lo merita, è una persona straordinaria». E difficilmente finirà di nuovo nel vortice della disperazione. Il medico ha ordinato l'assistenza domiciliare integrata e per di più ben presto il 71enne sarà affiancato da una persona che si occuperà di lui 24 ore al giorno. «Senza l'aiuto del tribunale e della procura di Paola - dice in ultimo Galati- non ce l'avrei mai fatta. Giacomo ora può ricominciare a vivere». Una gran bel finale, che non potrà essere rovinato nemmeno dall'amaro in bocca lasciato da coloro che potevano contribuire ad aiutarlo e che invece si sono girati dall'altra parte.