VIDEO | Convalidata la misura degli arresti domiciliari per il 45enne accusato di non aver vigilato sul gregge. La ricostruzione del dramma (ASCOLTA L'AUDIO)
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«La condotta tenuta da Rossomanno, caratterizzata da assoluta sciatteria e disinteresse nella gestione del proprio gregge e dei cani al seguito, risulta gravemente imprudente, negligente ed imperita in rapporto di evidente causalità con la morte della Cavallaro». Giunge a queste conclusioni il gip del Tribunale di Catanzaro, Antonio Battaglia, che ha oggi convalidato - su richiesta della Procura - la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Pietro Rossomanno, titolare di un’azienda di allevamento di ovini e caprini, accusato della morte di Simona Cavallaro avvenuta lo scorso 26 agosto a Satriano.
La ricostruzione
La giovane si trovava in compagnia di un conoscente nella pineta Monte Fiorino a Satriano per eseguire un sopralluogo nell'area pic nic attrezzata con lo scopo di organizzare una uscita con gli amici per la domenica successiva. Durante il sopralluogo - secondo la ricostruzione dei fatti - sopraggiungeva un gregge di ovini accompagnati da alcuni cani, i quali si mostravano inizialmente docili e tranquilli al punto che l'amico di Simona registrava un video della giovane assieme agli animali.
Il riparo nella baita
Tuttavia, il ragazzo si sarebbe mostrato ugualmente prudente suggerendo di attendere il passaggio della gregge all'interno di un manufatto in legno, dove sarebbe entrata inizialmente anche Simona salvo decidere di uscire poco dopo. Entrambi avrebbero fischiato ed urlato tentando di richiamare l'attenzione del pastore, ritenuto nelle vicinanze, ma senza alcun esito. Solo successivamente, un cane avrebbe iniziato ad abbaiare contro la giovane provocando l'arrivo degli altri animali che, divenuti aggressivi, la accerchiavano costringendola alla fuga in direzione opposta al rifugio.
L'aggressione
Spaventato e avendo perso di vista l'amica ma sentendo unicamente le urla di aiuto, il ragazzo avrebbe chiesto aiuto allertando le forze dell'ordine, i soccorsi e la madre, che sarebbero giunti di lì ad un'ora. Sopraggiunti sul posto i carabinieri sarebbero stati costretti a difendersi dagli animali che si dimostravano aggressivi, sparando un colpo di pistola in aria. Il corpo dilaniato della giovane sarebbe stato rinvenuto da lì a poco tra gli alberi corcostanti, nuovamente i militari sarebbero stati accerchiati dal branco costringendo il comandante della polizia locale ad esplodere tre colpi di pistola in aria per allontanarli.
Il ritrovamento dei cani
Intorno alle 18 sarebbe giunto sul posto anche Pietro Rossomanno allo scopo - secondo quanto dichiarato - di radunare il gregge per riportarlo nell'azienda agricola. È qui che i carabinieri avrebbero trovato 12, 13 cani da pastore a guardia degli ovini. Alcuni di essi presentavano evidenti macchie rossastre alla testa e al collo, da qui la necessità di contattare il servizio veterinario dell'Asp per procedere al prelievo di una ciocca di peli di uno dei cani catturati. La comparazione con il profilo genico della ragazza consentiva di appurare che le tracce ematiche corrispondevano ad un profilo di sesso femminile perfettamente sovrapponibile a quello della vittima.
Le testimonianze
Le indagini hanno poi consentito agli investigatori di individuare alcune persone che avrebbero segnalato di episodi di aggressioni. Tra le dichiarazioni rese ve ne è una di una donna che nel maggio 2021, durante una escursione, sarebbe stata intimorita da un branco di cani posto a guardia di un gregge di capre, i quali l'avrebbero accerchiata abbaiando e ringhiando, fin quando non sarebbe giunto sul posto il pastore. La donna riconosceva nel pastore intervenuto in quella occasione, Pietro Rossomanno. Ulteriori segnalazioni sarebbero state raccolte da un gruppo di ciclisti che qualche mese prima si era imbattuto in un gregge e nei cani, i quali avrebbero tentato di aggredirli.
Nessuna sorveglianza sul gregge
Il titolare dell'azienda di zootecnia, difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino, è accusato di omicidio colposo. Secondo il gip: «Rossomanno ha violato una regola cautelare, ossia il dovere di sorvegliare sul gregge e, soprattutto, sui cani da pastore che - per loro natura - avrebbero potuto manifestare ostilità nei confronti di sconosciuti. Difatti, verso le 7 del 26 agosto il pastore decideva di liberare il gregge affinché pascolasse controllato dai cani e di ritornare alla pineta alle 18 per recuperarli».
Atteggiamento sciatto
«È indubbio che la condotta gravemente colposa dell'indagato - si legge nel provvedimento - va attribuito ad un atteggiamento di sciatteria e disinteresse che si assume ulteriormente dalle deboli argomentazioni addotte in ordine alla sua assenza (in sede di spontanee dichiarazioni ha asserito di non essere salito al seguito del gregge perché aveva mal di denti mentre dalle indagini è emerso che egli si sia intrattenuto al bar del paese consumando una bevanda)».
Non c'è stato dolo
«A fronte di ciò il prezzo pagato è altissimo - argomenta il gip -, ovvero l'aggressione mortale ad una persona sicché riesce difficile pensare che il pastore avesse disatteso le regole cautelari che sottendono la gestione di un gregge accedendo alla consapevole prospettiva di generare un evento nefasto, quale quello poi in effetti verificatosi. Il fatto deve essere opportunamente riqualificato in omicidio colposo».
Le esigenze cautelari
Applicati, tuttavia, gli arresti domiciliari. Secondo il gip, vi è «concreto e attuale pericolo di reiterazione della condotta criminosa. La condotta complessivamente tenuta dall'indagato palesa evidente sprezzo per le basilari norme comportamentali nello svolgimento della sua attività lavorativa, oltre che per l'altrui incolumità. Elementi, questi fortemente sintomatici di una accentuata pericolosità sociale».