A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nella tarda serata di ieri la Squadra Mobile reggina, in collaborazione con i militari della Guardia Costiera, ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari di origine senegalese.


Ai due, N.A. 22 anni, e K.M. 19 anni, sono stati contestati i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, conducevano dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un natante di fortuna, privo di bandiera, a bordo del quale viaggiavano parte dei 774 migranti giunti al porto di Reggio Calabria dopo essere stati tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera italiana "Diciotti", procurando in tal modo l'ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale. Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati, di aver consentito l'ingresso in Italia di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l'incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.


Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile è emerso che i migranti che erano a bordo del natante di fortuna condotto dai soggetti fermati, dopo aver pagato una somma di denaro in valuta libica agli organizzatori dei viaggi illegali verso le coste italiane, sono partiti da Sabratah, località sita sulla costa del citato Paese nord africano, nella notte tra il 28 ed il 29 marzo, viaggiando per diverse ore, sino alle prime luci del giorno, stipati su un natante di fortuna, senza alcuna dotazione di bordo per l'emergenza ed a tutela dell'incolumità personale. Agli stessi profughi, inoltre, durante tutta la navigazione e prima di essere soccorsi dall'unità navale della Guardia Costiera italiana, non è mai stato fornito cibo, né acqua, né altri generi di conforto.


Proseguono, pertanto, le indagini per l'identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.