Nuova richiesta dell’avvocata della famiglia di Matteo, il 42enne ucciso da un’autobomba il 9 aprile scorso a Limbadi: «Oggi più che mai, il pericolo di morte aleggia sulle loro persone»
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Torna a chiedere l’assegnazione di una scorta armata h24 ai coniugi Vinci, l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia che lo scorso 9 aprile a Limbadi è stata oggetto di un attentato tramite l’autobomba che ha ucciso il 42enne Matteo Vinci, figlio di Sara Scarpulla e Francesco Vinci, rimasto in quella circostanza gravemente ferito. De Pace si rivolge al nuovo prefetto di Vibo Valentia Giuseppe Gualtieri, al procuratore distrettuale Nicola Gratteri e al ministro dell’Interno Matteo Salvini, richiamando le precedenti istanze, e ricordando che «dalle risultanze investigative, dal decreto di fermo emesso dalla Procura distrettuale a carico della famiglia Mancuso-Di Grillo, dall’ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia e da quella del gip distrettuale, emerge quanto estesa sia la rete criminale territoriale della quale dispone il clan mafioso dei Mancuso per portare a termine il disegno di annientamento di quanto è rimasto della famiglia Vinci-Scarpulla. Disegno esplicitato “apertis verbis” da Rosaria Mancuso, e ritenuto realistico dallo stesso gip distrettuale».
De Pace ricorda ancora che «in tutti i suoi spostamenti per il disbrigo di incombenze familiari, la signora Scarpulla viene costantemente “placcata” da qualche Mancuso; in data 26 luglio è stata depositata l’ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia riunito in camera di consiglio: l’ordinanza ha posto una pietra tombale sulle temerarie pretese di impossessamento del terreno da parte dei Mancuso-Di Grillo, con loro condanna, oltre che al massimo delle spese di giudizio, per responsabilità aggravata; tale provvedimento - oggettivamente - è foriero di ulteriori reazioni scomposte e pericolose da parte dei soccombenti Mancuso-Di Grillo: o per vendetta o per ritorsione; i coniugi Vinci-Scarpulla, se da un lato plaudono al trionfo della giustizia, dall’altro temono ancora di più per la loro incolumità: oggi più che mai, il pericolo di morte aleggia sulle loro persone. Dotarli di una scorta armata è obbligo indifferibile per lo Stato». Pertanto i coniugi Vinci chiedono «che le Autorità in indirizzo vogliano, senza indugio alcuno, provvedere ad assegnare una scorta armata h24 a tutela della loro incolumità fisica e della loro agibilità personale; con l’avvertenza che, in mancanza, agiremo in tutte le sedi - anche internazionali - perché il loro giusto diritto venga affermato».
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