Nel giorno dell'acquisizione dei beni demaniali illecitamente occupati da privati, Ugo Vetere va al contrattacco per ribattere ad accuse e illazioni
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"Acquisizione a titolo non oneroso al patrimonio comunale dei beni demaniali trasferiti dallo Stato, in attuazione del Federalismo demaniale". Doveva essere un consiglio comunale storico e lo è stato, il secondo per importanza dicono gli addetti ai lavori, ma il sindaco Ugo Vetere lo ha reso anche memorabile, non solo per l'approvazione del primo punto all'ordine del giorno.
Straordinariamente tenutosi nella sede municipalizzata di Casa di Laos, il consiglio comunale si è svolto alla presenza di una sala gremita di cittadini ma carente di istituzioni, fatta eccezione per la Regione Calabria, rappresentata dal consigliere Giuseppe Giudiceandrea, i carabinieri delle stazioni di Santa Maria del Cedro e Scalea, e degli uomini della polizia. Tutti gli altri invitati hanno dato forfait, compresi i sindaci del circondario. Per molti la propria assenza potrebbe voler indicare una presa di distanza dall'evento o dall'amministrazione guidata da Vetere, per altri, come nel caso dei procuratori Pierpaolo Bruni e Nicola Gratteri, potrebbe voler semplicemente indicare la volontà di sottrarsi a possibili strumentalizzazioni o speculazioni.
L'assemblea cittadina è durata più di tre ore, durante le quali non sono mancati applausi, risate ma anche momenti di tensione, quando il capogruppo di minoranza, Andrea Napolitano, ha provato più volte a sminuire l'azione del primo cittadino e della sua squadra.
Sicuramente il consiglio di ieri sarà ricorderato per le parole di Ugo Vetere, dure e piene di rabbia, per le accuse e gli attacchi ad alcuni cittadini e a certe istituzioni, rei, secondo il primo cittadino, di aver sminuito o ostacolato una «battaglia di legalità» che, in questi anni, gli ha procurato una serie di grattacapi, ma soprattutto minacce e insulti per sé e i suoi cari.
La rabbia di Vetere
«Questa è una cattiveria bella e buona». Non usa mezzi termini, né giri di parole. A chi aveva lasciato intendere che si trattasse di una battaglia legata a motivi strettamente personali, il sindaco di Santa Maria del Cedro risponde rimandando tutte la accuse ai mittenti. Durante il suo discorso ha mostrato al pubblico un documento che prova come la volontà di acquisire i beni demaniali da parte dell'ente esisteva già nel 2013, quando lui ricopriva ancora il ruolo di assessore nella giunta Aulicino e i problemi tra un suo parente e una delle famiglie a cui sono stati sottratti i beni, non erano ancora cominciati.
Ma chi è rimasto impietrito di fronte a una rivelazione così intima, riguardanti affari di famiglia, finora solo sussurrati nei bar del paese, poco dopo ha dovuto far i conti con l'inarrestabile furia del primo cittadino, che ieri sera s'è tolto più di un sassolino dalle scarpe durante un discorso durato oltre un'ora, che ha coinvolto diversi aspetti.
Gli esposti in Procura
«A qualcuno che è qui stasera, continuo a dire che non mi preoccupo delle lettere e degli esposti che mandate ai carabinieri e alla Guardia di Finanza, perché la mia amministrazione è cristallina. In quattro anni abbiamo fatto quasi 30 milioni di lavori di appalto, non c'è stato neppure un ricorso e non credo sia la forza "mafiosa" del sindaco che impedisce di farli. Io non devo piacere alla gente, io devo essere rispettato dalla gente».
I tentativi di screditare il sindaco di Santa Maria del Cedro non si contano più. Da settimane, forse mesi, le sue azioni sono state poste al vaglio della magistratura. Le accuse sono le più disparate, dagli affidamenti al fratello dell'ingegnere-assessore Stefano Adduci, all'assunzione del cognato del sindaco, che secondo gli atti ufficiali risalebbe invece al 1987, passando per assunzioni "sospette" che il sindaco prova a spiegare così: «Santa Maria del Cedro è l'unico paese del Tirreno cosentino che ha stretto una convenzione con il tribunale di Paola per il reinserimento sociale di persone segnate da problemi giudiziari. Chi parla di favoritismi dovrebbe vergognarsi».
C'è pure chi contesta lo "spreco" degli stipendi per l'assunzione delle accompagnatrici degli alunni disabili, il cui compito è quello di aiutare i ragazzi durante il tragitto scuola-casa.
La campagna elettorale dietro le accuse
«Siete dei porci». Si scusa per il linguaggio ma lo ripete almeno tre volte: «Chi mette zizzania per fini personali e politici è paragonabile ai maiali, a cui piace giocare con il fango».
Secondo Vetere l'improvviso "potere mafioso" esercitato dal Comune di Santa Maria del Cedro per veicolare affidamenti e assunzioni, sarebbe solo una scusa da utilizzare per coloro che in vista delle elezioni amministrative, previste nella primavera del 2019, vorrebbero inquinare il consenso popolare. Gli attacchi, secondo il primo cittadino, si sarebbero inaspriti soprattutto dopo aver ufficializzato la sua ricandidatura.
Le minacce e le ingiurie
Ugo Vetere ne ha una vera e propria collezione. Due anni fa, ignoti autori nella notte distribuirono in tre cittadine dell'alto Tirreno una lettera nella quale era stato appellato come un delinquente seriale. La lettera è stata consegnata direttamente da Vetere nelle mani del procuratore Gratteri, in un incontro presso la procura Catanzaro.
Poi fu la volta delle lettere all'indirizzo di casa e delle telefonate anonime, che durarono per mesi. Ignoti personaggi, in quella occasione, provarono a destabilizzare psicologicamente il sindaco con illazioni riguardanti la sfera personale e famigliare.
Dopodiché si tentò la via della gogna mediatica. Numerosi profili facebook dalla falsa identità per giorni continuarono a gettare ombre sull'operato del primo cittadino. Ma i profili furono costretti a chiudere e di quelle parole, passate al setaccio dagli inquirenti, non si ebbe alcun riscontro.