«Tutti i calabresi, anche quelli che non mi amano, sanno che ho sempre operato per l’interesse pubblico e in totale trasparenza. Suppongo si sia stato un atto dovuto e ho fiducia nella giustizia». Lo afferma, in una nota, l’ex commissario ad acta della sanità calabrese, Massimo Scura, commentando la notizia di un’indagine a suo carico da parte della Procura di Locri: Scura, in particolare, è accusato, insieme ad altre 18 persone, di abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sull’affidamento del servizio di lavanderia dell’ospedale locrese e dell’ex Asl. 

 

«Ho atteso alcuni giorni – scrive Scura -  prima di scrivere queste poche righe in attesa di ricevere dalla Procura quanto mi sarebbe dovuto come persona, ma ancora nulla. Invece, sono trapelate notizie che hanno violato la mia e l’altrui privacy. Tra l’altro, la delibera era a valenza aziendale e quindi, suppongo, di competenza della Procura di Reggio. Perché questo intervento di Locri? È singolare e mortificante – sostiene l’ex commissario della sanità calabrese -  scoprire di essere indagati dalla lettura dei giornali e dalla tv. Ad oggi nessuno degli indagati che conosco ha ricevuto l’avviso di garanzia. Intanto, la vicenda ha avuto un enorme risalto mediatico, rischiando di mettere in moto la macchina del fango». Scura aggiunge: «Nel merito dell’abuso d’ufficio, il sottoscritto ha approvato la proposta dell’ufficio aziendale di un contratto ponte per il servizio di lavanolo per tutta l’azienda, in attesa dell’espletamento della gara regionale da parte della stazione unica appaltante (Sua), conformemente alle norme di legge in materia. Il ministero dell’Economia e quello della Salute, con circolare del 19 febbraio 2016, hanno stabilito – spiega l’ex commissario della sanità calabrese -  le procedure che le Aziende del Servizio sanitario regionale devono seguire in caso di contratti scaduti e non ancora aggiudicati dalla Sua. Per capire la correttezza di quanto deliberato, basta leggere la pagina 4 della suddetta circolare e le interlocuzioni tra l’Asp di Reggio Calabria e la stazione unica appaltante regionale, ben descritte nella delibera osservata. L’aver voluto ricondurre l’azienda al rispetto di quanto previsto dalla legge, ha avuto come effetto paradossale quello di essere indagato».

 

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