VIDEO | A Catanzaro non in tutte le postazioni di continuità assistenziale è garantito il servizio. Il segretario dei medici di famiglia: «Si rischia la desertificazione»
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«Dal 2013 noi non avevamo mai abbassato le saracinesche. Nell’ultimo mese e mezzo siamo stati costretti a farlo ben quattro volte per mancanza di medici disposti a coprire i turni». Sotto la scure della carenza di medici, ci finiscono adesso anche le postazioni di continuità assistenziale. Le ex guardie mediche che a Catanzaro sono iniziati a diventare luoghi non troppi appetibili per l’eccessivo carico di lavoro.
Medici in burnout
A denunciarlo è il presidente Fimmg della provincia di Catanzaro, Gennaro De Nardo, e responsabile di una delle Uccp che sorgono in città, che include anche la postazione di continuità assistenziale. «La maggioranza dei medici rimasti in servizio sono in burnout – aggiunge – perché sono chiamati a sopperire a tutte le carenze del sistema e mi riferisco anche al sistema dell’emergenza. Spesso questi medici sono anche costretti a salire a bordo delle ambulanze perché ormai buona parte di queste sono demedicalizzate».
I superstiti
Su tre postazioni, solo in due si riesce a garantire il servizio con la presenza di medici in turno. «Accade nella postazione di Catanzaro, accade a Santa Maria e in quella di Catanzaro Lido. Quando una postazione è chiusa, i medici degli altri due punti – che io definisco superstiti – sono costretti a sobbarcarsi tutti pazienti senza nessuna incentivazione. Credo che sarebbe giusto incentivare questi medici con la corresponsione di una indennità per il lavoro svolto in più rispetto a quello stabilito» aggiunge De Nardo.
A rischio desertificazione
«C’è difficoltà a reperirli soprattutto nei centri urbani - aggiunge ancora - dove l’attività è molto intensa al contrario di quanto accade nelle postazioni periferiche. È evidente che il medico che opera in una struttura collocata in città tende ad un certo punto a chiedere un trasferimento in una postazione che opera ad una minore intensità. È chiaro che lentamente si assisterà ad una desertificazione di medici dai centri urbani».