La struttura sociosanitaria balzata all'onore delle cronache per il focolaio epidemico da Covid chiarisce: «Difficoltà economiche determinate da mancati pagamenti di Asp, Comuni e Regione»
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«Fondazione Betania è entrata in questi giorni nell’attenzione dei media per la duplice circostanza dello sciopero proclamato dai sindacati per il pagamento degli stipendi arretrati (poi revocato per i rischi Covid), e per i casi di utenti e dipendenti positivi al virus riscontrati nella struttura per anziani Mimosa». Così, con un comunicato, interviene nel dibattito pubblico il Consiglio d'amministrazione di Fondazione Betania, struttura di assistenza socio-sanitaria per anziani e disabili, presente a Catanzaro e in altri centri della provincia, ispirata al principio evangelico della carità e della solidarietà verso gli ultimi, che fa riferimento alla chiesa di Catanzaro e Squillace, profondamente radicata sul territorio catanzarese, riconosciuta e accreditata da tutti gli interlocutori sociali e istituzionali e dalla cittadinanza per il forte valore identitario che ha assunto nei suoi 75 anni di vita e di servizio ai poveri.
Difficoltà economiche
«Negli ultimi mesi, purtroppo Fondazione Betania è entrata in un forte stato di difficoltà finanziaria, che la vede esposta pesantemente in termini di debitoria verso dipendenti e fornitori, a causa dell’acuirsi dei ritardi endemici di pagamento da parte delle istituzioni finanziatrici per le attività di cura e di assistenza (Asp, Regione Calabria e Comuni capofila degli Ambiti sociali), e dell’appesantimento del blocco finanziario dovuto al contenzioso ormai consolidato da anni a seguito della mancata erogazione delle rette per il Progetto Said di sperimentazione di nuove modalità integrate di assistenza ai disabili, che l’Asp di Catanzaro e la Regione non hanno liquidato, e per le conseguenti iniziative giudiziarie con pignoramento ingente di risorse correnti da parte della società cui erano state ceduti gli incassi, per un totale di oltre 10 milioni di euro».
I ritardi di Comuni e Regione
«A questa situazione, si è di recente aggiunta l’incredibile vicenda dalla mancata stipula delle convenzioni per i servizi socio-assistenziali da parte dei Comuni, a seguito del trasferimento delle competenze dalla Regione ai Comuni con il nuovo contestato regolamento regionale n. 22/2019, che ha nei fatti comportato la paralisi del sistema assistenziale con un ritardo di ben dodici mesi nella erogazione delle rette finora pagate dalla Regione, per un importo che per Betania supera i due milioni di euro».
12 milioni di crediti
Fondazione Betania si trova, quindi, in una situazione di esposizione di crediti non riscossi verso la pubblica amministrazione di circa 12 milioni, che producono ovviamente 12 milioni di debiti verso terzi, in assenza di disponibilità di ulteriore indebitamento bancario, a cominciare dai sette mesi di arretrato di stipendio verso il personale.
Stipendi arretrati
Il Consiglio d'amministrazione di Fondazione Betania ha più volte espresso la propria solidarietà verso i lavoratori che avanzano stipendi arretrati, comprendendone le difficoltà, e sta attivando tutte le necessarie iniziative anche di natura transattiva, di cui alcune in fase risolutiva, per sbloccare tale situazione di blocco finanziario e garantire la retribuzione regolare del personale, contemporaneamente ad una azione di riorganizzazione interna delle strutture della Fondazione tali da renderle competitive ed economicamente sostenibili, che dovrà concludersi entro un paio di mesi anche in coincidenza con le innovazioni richieste dal nuovo codice del terzo settore.
Responsabilità
«Certamente in questa prospettiva serve la solidarietà fattiva delle amministrazioni pubbliche (Asp, Regione Calabria e Comune di Catanzaro in primis), che continuano a testimoniare la stima per la presenza etica e trasparente di Betania, opera di carità e solidarietà sul territorio e nel settore dell’assistenza, oggi ampiamente in mano alla speculazione privata, ma che poi non compiono gli atti amministrativi necessari per garantire la continuità dell’attività della Fondazione ed evitare ogni rischio di stabilità occupazionale per i 400 dipendenti e l’assistenza ai 400 assistiti di Betania».