Il buco nei dati della sanità calabrese assume dimensioni sempre più inquietanti. Le informazioni su ricoveri, prestazioni ambulatoriali, assistenza domiciliare e residenziale, anagrafica sanitaria, posti letto, screening di prevenzione, spese per il personale - insomma, i cosiddetti “flussi informativi” – non pervengono al ministero della Sanità come dovrebbero, con grave pregiudizio dei Lea (i Livelli essenziali di assistenza) e delle premialità finanziarie che Roma eroga a favore delle Regioni che rispettano i parametri minimi di efficienza.

A settembre l'allarme di Longo sui dati bloccati

Dopo la nota interna che l’ex commissario alla sanità calabrese, Guido Longo, inviò il 14 settembre scorso ai dirigenti regionali per sollecitarli «ad adottare celermente tutte le idonee soluzioni, tecniche e amministrative, necessarie a una corretta gestione e invio dei flussi ministeriali», LaC News24 è venuta in possesso di un'altra comunicazione, più recente e dai toni forse ancora più allarmati.

La nota del subcommissario Ametta: «Nocumento al patrimonio regionale»

Questa volta a scrivere è il subcommissario Michele Ametta, a cui Longo affidò la “delega” del settore informativo, che in una comunicazione di appena 5 giorni fa, il 4 novembre scorso, si rivolge al Dipartimento di presidenza della Regione - da cui dipende l’ufficio Agenda digitale e Coordinamento dei sistemi informatici (che a sua volta sovrintende al Sisr, il Sistema informativo sanitario regionale) - dicendosi «costretto a evidenziare che ancora non si riscontrano segni del corretto funzionamento dei flussi informativi».

«La problematica in questione – scrive Ametta ai dirigenti e funzionari regionali - si trascina da fin troppo tempo senza che i Responsabili, ai vari livelli, pur avendone conoscenza, abbiano adottato azioni utili alla definitiva risoluzione. Già in data 12/02/2020, prot. n. 62127, con nota del Commissario ad acta pro-tempore, veniva richiesta la normalizzazione del funzionamento dei flussi informativi. L'attuale stato di mancato ottimale funzionamento comporta nocumento al patrimonio regionale, sia per il mancato raggiungimento del punteggio minimo, di cui alla griglia Lea, sia per l'eventuale mancata esecuzione delle specifiche contenute nel contratto Sec-Sisr, per la cui gestione è regolarmente corrisposto il compenso contrattuale».

Sistema informativo sanitario, 40 milioni spesi e pochi risultati 

Insomma, è la conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il Sistema informativo sanitario regionale non funziona come dovrebbe, nonostante i circa 40 milioni di euro spesi dal 2013. Eppure, nel progetto esecutivo del nuovo Sisr (denominato Sec-Sisr) che risale al 2018, si legge che lo stesso «risulta collaudato, quindi funzionante e funzionale ai fini dell’utilizzo da parte delle singole Aziende Sanitarie».

Nello stesso progetto esecutivo (che abbiamo avuto modo di visionare), si ricorda che «il Sistema Informativo Sanitario Regionale (SISR), ha lo scopo di raccordare, con linguaggio e procedure informatiche comuni, i dipartimenti regionali, le Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e far cosi fronte al processo di riordino e controllo della spesa necessario ad assicurare il rientro economico e finanziario (Piano di Rientro)». Obiettivi prioritari, dunque, dai quali dipende la spesa e qualità della sanità calabrese, quella con cui devono confrontarsi quotidianamente i cittadini. Obiettivi che, a quanto pare, ancora non sono stati centrati, tanto che il subcommissario Ametta nella sua nota interna ritiene urgente «l'assunzione a tutti i livelli delle rispettive responsabilità affinché le appena descritte problematiche vengano affrontate e risolte celermente e definitivamente».

Sanità calabrese a passo di gambero: Lea peggiorati dal 2012

La conseguenza più immediata di questo blackout da un punto di vista burocratico e amministrativo, è l’impossibilità per il ministero della Salute e il Tavolo Adduce (l’organismo interministeriale che vigilia sul piano di rientro dal debito) di valutare la performance calabrese e verificare i Livelli essenziali di assistenza, i Lea appunto.

Il limite minimo sotto il quale le Regioni vengono considerate inadempienti, è rappresentato dalla soglia di 160 punti, una valutazione che si ottiene assemblando i vari parametri previsti. La Calabria, nel 2019, ultimo anno con un dato consolidato, si attesta a quota 125, penultima in Italia davanti alla Sardegna (111 punti).

Nel 2012, quando il Sistema informativo sanitario regionale stava nascendo, la Calabria andava addirittura meglio, potendo ostentare 133 punti nella griglia Lea, 8 in più di quanti ne siano stati assegnati sette anni dopo. Ma se fino al 2019, bene o male i Lea potevano comunque essere calcolati, dal 2020 la situazione si fa ancora più nebulosa. Alcuni dati, come rivelato da LaC News24.it, sono bloccati e non vengono trasmessi a Roma, mentre molti altri, invece, non vengono proprio raccolti o comunque non lo sono in maniera non funzionale alla loro puntuale trasmissione, soprattutto a causa del mancato coordinamento informatico tra il Dipartimento regionale alla Salute e le singole Aziende sanitarie provinciali, che spesso – come abbiamo già raccontato - usano costosi software e applicativi acquistati in proprio per sopperire alle lacune del Sisr.

Problemi che, al di fuori dalla retorica elettorale, il nuovo commissario alla Sanità, il governatore Roberto Occhiuto, dovrà affrontare celermente se non vuole vedere arretrare ulteriormente la Calabria.

degirolamo@lactv.it