Abuso d'ufficio e falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale. Con queste accuse cinque dirigenti medici dell'Azienda sanitaria provinciale e Azienda ospedaliera di Cosenza, oggi sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cosenza, Francesco Luigi Branda.
Per Remigio Magnelli, Vincenzo Scoti, Luigi Palumbo, Gianfranco Scarpelli e Mario Veltri le porte delle aule di tribunale si apriranno ad aprile 2019, quando questi dovranno necessariamente affrontare il processo.

La vicenda

Sebbene siano finite in un unico procedimento penale, le vicende riguardano due diversi filoni d'inchiesta. A Magnelli, Scoti, Palumbo e Scarpelli i giudici contestano gli spostamenti relativi a due ginecologhe, originariamente in servizio all'ospedale di Acri, poi assegnate in modo temporaneo all'ospedale di Cosenza grazie a una serie di delibere contrastanti.

Per Veltri, invece, per cui si esclude l'ipotesi di reato di falso ideologico, le accuse vengono formulate perché, nella sua qualità di direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera di Cosenza assegnava in regime di straordinario all'Unità farmaci un'infermiera in regime ordinario presso Unità operativa complessa di Otorinolaringoiatra dell'Azienda ospedaliera di Cosenza senza alcun provvedimento formale e in assenza dei requisiti di istruzione e di abilità operativa. Così è scritto nel decreto di fissazione dell'udienza preliminare, firmata dal Gip Branda lo scorso 7 giugno. 

 

Gli esposti all'origine dell'inchiesta

Tutto ha avuto inizio quando tre medici del Cosentino hanno inoltrato una serie di esposti alla Procura, ritenendo di essere stati danneggiati dalla decisioni assunte dai loro superiori nei confronti delle colleghe ginecologhe.
Contemporaneamente, della controversa vicenda si sono fatti carico in Parlamento alcuni rappresentanti del M5s.

 

L'interrogazione al ministro

I parlamentari Morra, Donno, Fucksia, Paglini, Catalfo, Bertorotta, Moronese, Puglia e Gaetti, durante la seduta n° 436 del 23 aprile 2015 hanno depositato una interrogazione parlamentare al ministero della Salute e, ricostruendo l'intera vicenda, hanno chiesto di fare luce.

Gli atti non sono rimasti solo negli uffici dell'allora ministra Beatrice Lorenzin, bensì sono stati inviati anche alla Procura della Repubblica di Cosenza, che ha immediatamente aperto un fascicolo affidando le indagini al pubblico ministero Domenico Frascino.