È un’emorragia continua di risorse. Uno stillicidio che goccia dopo goccia prosciuga le casse delle aziende sanitarie e degli ospedali pubblici per servizi che, in teoria, dovrebbero già essere pienamente operativi e coperti dalla Regione. Ma che in realtà non lo sono, nonostante decine di milioni di euro già spesi.

36 milioni di euro per una rivoluzione digitale mancata

Procede senza sosta, infatti, il ricorso delle Asp e delle aziende ospedaliere calabresi a soluzioni “in proprio” per tappare i buchi del Sistema informativo sanitario regionale (Sec-Sisr), grazie al quale, almeno sulla carta, tutto dovrebbe essere condivisibile in rete da un pezzo: dall’anagrafica dei medicinali e dei dispositivi in magazzino alle buste paga dei dipendenti; dai posti letto disponibili al censimento delle prestazioni ospedaliere; dal fascicolo sanitario elettronico di ogni cittadino (in pratica la sua storia medica e clinica) all’elenco dei fornitori. Insomma, tutto. E invece c’è poco, e quel poco che c’è continua a generare caos e spreco, nonostante i 36 milioni di euro spesi negli ultimi sette anni per creare e gestire questo enorme database digitalizzato.

Esborsi salati a Cosenza

LaC News24 ha già documentato in diverse occasioni acquisti di software proprietari e servizi di gestione da parte delle Aziende sanitarie, che non potendo contare sulla piena operatività del Sisr, sono costrette a continui esborsi.
L’ultimo in ordine di tempo è riportato in una determina ancora fresca di stampa dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, la 409 del 14 aprile scorso, con la quale viene deliberata la spesa di oltre 32mila euro per la manutenzione del software in uso per la gestione delle presenze-assenze del personale. Una decisione che l’Azienda sanitaria provinciale assume, si legge nella determina, "nelle more di avvio del progetto regionale SEC-SISR”. In altre parole, per l’ennesima volta si prende atto che ancora non esiste in Calabria la possibilità di sfruttare appieno la piattaforma digitale unica, almeno non per tutti gli iter amministrativi e gli adempimenti necessari, e dunque non resta che mettere mano al portafoglio e fare da soli.

A Catanzaro la musica non cambia

Stessa sorte toccata all’Asp di Catanzaro, che recentemente ha emesso un avviso pubblico di carattere esplorativo per individuare aziende iscritte al Mepa (il mercato elettronico della Pubblica amministrazione), a cui affidare servizi di manutenzione del software applicativo per la gestione del sistema informatico ospedaliero dei presidi di Lamezia, Soverato e Soveria Mannelli (flussi informativi di ricoveri, dimissioni, prestazioni di pronto soccorso, cartelle cliniche, visite specialistiche e quant’altro). Importo della base di gara: 75mila euro.
Un'altra ricognizione, con importo base di circa 11mila euro, l’Asp di Catanzaro l’ha dovuta attivare per un più generico servizio di manutenzione dei database e delle funzioni di backup.

Servizi che dovrebbero già essere garantiti

Tutti servizi che dovrebbero essere già operativi su scala regionale attraverso il sistema digitale unico, al quale, dopo un primo appalto da 13,4 milioni di euro assegnato nel 2013 a un raggruppamento temporaneo di imprese formato da Exprivia Spa e Data Processing Spa, è seguito, alla fine del 2108, un nuovo contratto da 22,4 milioni di euro. Tra le otto imprese che formano il nuovo raggruppamento temporaneo che si è aggiudicato la gara, figura anche Kpmg Adivisory Spa, che da circa 10 anni verifica i conti della sanità calabrese e che, dunque, in questa occasione indossa la doppia veste di controllore e controllato.

Chi tira le fila alla Cittadella

A tirare le fila di questo incredibile groviglio di inefficienze e responsabilità ci sono i massimi vertici burocratici regionali, in considerazione del fatto che la realizzazione del Sistema informativo sanitario ricade nell’ambito dell’Agenda digitale (il programma con il quale un ente pubblico definisce le proprie strategie per lo sviluppo delle nuove tecnologie), che a sua volta rientra nelle competenze dirette dell’Ufficio di presidenza della giunta regionale.

I super dirigenti

In Calabria, a capo di Agenda digitale c’è da anni il dirigente Fortunato Varone, che recentemente ha assunto anche la guida della Protezione civile dopo le dimissioni di Domenico Pallaria, travolto dalle polemiche a causa di un’intervista nella quale ammetteva di non sapere cosa fosse un ventilatore polmonare.
E se Varone è il dirigente che presiede alla realizzazione del Sisr, Antonio Belcastro, alla guida del Dipartimento di tutela della salute, è invece il dirigente che ne dovrebbe pretendere la piena operatività, visto che il suo ufficio è il collettore regionale dei flussi d’informazioni che giungono dalle aziende sanitarie e dagli ospedali calabresi. Flussi che se non sono puntuali, univoci e tempestivi, come purtroppo ancora oggi si riscontra, alterano in maniera abnorme sia l’efficienza del sistema sanitario regionale, sia l’acquisizione di nuove risorse statali.

Poche informazioni e pure sbagliate

Un esempio su tutti: i ricoveri e le prestazioni ospedaliere. Sulla base di questi elementi il ministero della Salute valuta il fabbisogno finanziario delle regioni. I dati che giungono dalla Calabria, però, sono sempre incompleti o parziali, non consentendo così di quantificare con precisione la quantità di risorse necessarie da trasferire. Problema sollevato in passato dagli stessi commissari straordinari che si sono succeduti alla guida della sanità calabrese e che un sistema a regime consentirebbe di superare.

Il regalo di Natale

Nonostante il quadro complessivo sia così compromesso, non mancano incentivi, alias premialità in denaro, distribuiti ai vari funzionari coinvolti a vario titolo nella realizzazione del Sisr. Così, negli ultimi giorni della scorsa legislatura, alla vigilia di Natale, quasi contemporaneamente alla presentazione delle liste elettorali che davano il via alla campagna che nel giro di un mese avrebbe sancito il passaggio di mano della Regione da Mario Oliverio a Jole Santelli, il dirigente Varone ha firmato il decreto che impegna 360mila euro fino al 2022 da distribuire tra il responsabile unico del procedimento (Rup), il direttore esecutivo del contratto (Dec), il personale con funzione di supporto tecnico-amministrativo e il collaudatore del Sisr.

I nomi dei dipendenti "incentivati"

Il responsabile unico del procedimento, fino a questa ultima determina, è stato Alfredo Pellicanò, mentre il ruolo di direttore esecutivo del contratto (sempre quello da 22,4 milioni di euro) è stato svolto da Giovanna Pisano. L’atto di Varone, mentre ha confermato la Pisano nel ruolo di direttore esecutivo del contratto, individua contestualmente un nuovo Rup, cioè Stefano Caruso, dipendente regionale in servizio presso il settore Agenda Digitale, e nomina la dipendente Paola Zuccaro per l’attività di supporto ad entrambi, mentre collaudatore del “Ses-Sisr-Ap” viene nominato l’ingegnere Guglielmo Papaleo, anch’egli dipendente regionale in servizio presso la segreteria tecnica di Agenda Digitale. Sono loro - compreso il vecchio responsabile unico del procedimento - che si divideranno gli incentivi per 360mila euro riferiti alle annualità tra il 2019 e il 2022. 

Come la tela di Penelope

E così si va avanti, tra contratti milionari, software tappabuchi comprati a peso d’oro, tecnici informatici ingaggiati senza soluzione di continuità per districare la matassa di dati e incentivi per i funzionari pubblici. Una tela di Penelope che viene tessuta da anni e alimenta un vorticoso giro di denaro e incarichi. Un lavoro che nessuno dei protagonisti, probabilmente, ha davvero interesse a completare.  


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