La Kpmg advisory è tra le aziende che si dividono il contratto da 22 milioni di euro per l’informatizzazione del settore e la creazione di un sistema unico su scala regionale. Da una parte certifica il disavanzo e dall’altra incassa la sua fetta per una organicità informatica che ancora non si è realizzata, nonostante 7 anni e 35 milioni di euro già spesi per due differenti appalti
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La sanità calabrese assomiglia a un incidente nucleare: sotto le macerie della centrale, che tutti possono vedere, il nocciolo continua a fondere e a generare danni incalcolabili, dispiegando i suoi effetti nel corso degli anni. Non ci sono, quindi, soltanto gli ospedali sgarrupati, i livelli essenziali di assistenza peggiori d’Italia e un buco nei conti di 105 milioni euro (agosto 2019). In profondità, sottratto alla luce, c’è molto altro.
Fascicolo sanitario elettronico, chi l'ha visto?
La Calabria è l’unica regione che ancora non può contare sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse), uno degli strumenti più importanti che danno un senso alla cosiddetta rivoluzione digitale. Una sorta di grande e articolato database, grazie al quale è possibile tracciare tutta la vita sanitaria dei singoli cittadini. Patologie, cure, ereditarietà, interventi chirurgici, ricette. Tutto. E tutto condivisibile dai medici e dagli ospedali. L’obiettivo, come è intuibile, è quello di ottimizzare i servizi erogati, garantire puntualità nelle cure e garantire una migliore e più efficace comunicazione tra le diverse strutture sanitarie. Quanto sarebbe stato utile, in questo frangente emergenziale, avere anche in Calabria il Fse, è facile immaginarlo. Per ogni paziente che si sospetta possa essere stato contagiato dal Covid-19 si avrebbe subito la scheda con la sua anamnesi, avendo così contezza immediata della sua storia sanitaria, delle patologie pregresse e di chi, in passato, l’ha curato. Non solo. Digitalizzazione compiuta della sanità calabrese, significherebbe anche avere in tempo reale il quadro dei posti letto, del fabbisogno di personale, dei macchinari e dei supporti disponibili. Questa, che nelle altre regioni d’Italia è una realtà, in Calabria è ancora una chimera.
Il primo contratto da 13,4 milioni di euro
Il motivo è nella realizzazione compiuta del Sistema informativo sanitario regionale e delle aziende (Sec-Sisr).
A sette anni dall’appalto da 13,4 milioni di euro affidato a un raggruppamento temporaneo d’imprese formato da due colossi del settore - Exprivia Spa e Data Processing Spa – il Sisr ancora non è a regime. A minare la sua capacità è il caos che ancora domina il passaggio dei dati dai vecchi sistemi, cioè i software adottati nelle singole Aziende sanitarie, al nuovo sistema unico. A questo si aggiunge la confusione nella gestione dei flussi, cioè il numero e il tipo di prestazioni erogate ai cittadini. Informazioni che hanno come destinatario finale il ministero della Salute. Flussi sottostimati, incompleti o – come spesso accade – mai comunicati, causano anche un minore trasferimento di risorse statali. E meno soldi significa una sanità incapace di soddisfare la reale domanda dei cittadini.
A macchia di leopardo
Il nuovo sistema informatizzato - secondo la gara d’appalto bandita nel 2011 e assegnata nel 2013 – avrebbe dovuto garantire una gestione unitaria e organica della sanità calabrese, dagli aspetti squisitamente amministrativi (personale, buste paga, contributi, ferie) alle questioni mediche (posti letto, attrezzature, macchinari, degenze), compresa la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico. Invece, questa organicità non è stata ancora raggiunta e il Sisr funziona a macchia di leopardo, con molte Asp ancora costrette a ricorrere in proprio all’acquisto di programmi gestionali per risolvere il problema. È il caso, ad esempio, dell’Asp di Cosenza, che per calcolare le buste paga dei dipendenti è stata costretta recentemente a un nuovo esborso di 150mila euro.
Il nuovo contratto da 22 milioni di euro
Il contratto con Exprivia Spa e Data Processing Spa aveva una durata di 4 anni e, anche in seguito a una proroga, è scaduto definitivamente il 31 dicembre 2018. Ma a novembre dello stesso anno è stato stipulato un nuovo contratto da 22,4 milioni di euro, con un nuovo raggruppamento temporaneo d’imprese risultato aggiudicatario del Contratto Quadro Consip (società controllata al 100 per 100 dal ministero dell’Economia), avente ad oggetto “Servizi in ambito sistemi gestionali integrati per le Pubbliche Amministrazioni”. A formare la nuova Rti sono otto aziende: Enterprise Services Italia Srl (già Hpe Services Italia Srl), Kpmg Advisory Spa, Ddway Srl, Dedagroup Spa, Data Managment PA Spa, Siav Spa, Exprivia Healthcare IT Srl, Exprivia Spa, con mandataria Enterprise Services Italia Srl.
Il controllore "controllato" da se stesso
Tra queste, dunque, figura anche Kpmg Adivisory Spa, che fa parte della rete di società indipendenti affiliate a Kpmg International Cooperative, che con circa 200mila dipendenti nel mondo è una delle cosiddette “Big Four”, ovvero le quattro società di revisione che si spartiscono questo mercato globale.
Ebbene, Kpmg controlla i conti della sanità calabrese da circa 10 anni e siede al tavolo Adduce, cioè l’organismo interministeriale che verifica periodicamente l’andamento dei piani di rientro dal debito delle regioni dove la sanità è commissariata. Insomma, Kpmg è il “controllore”, quando si tratta certificare il disavanzo, ma anche il “controllato”, in quanto fa parte del raggruppamento d’imprese che a cui vanno i 22 milioni e passa dell’ultimo contratto in materia di Sistema sanitario unico. Probabilmente tutto lecito, visto che sulla Rti c’è il marchio del Ministero delle Finanze e dell’Economia, che attraverso la sua “centrale acquisisti”, la Consip appunto, certifica la correttezza della committenza.
Restano però dubbi sull’opportunità che l’advisor contabile della sanità calabrese (lo stesso, è bene ricordarlo, che certificava i conti dell'Asp di Reggio, dove le stesse fatture venivano pagate più volte), oltre a incassare tanti soldi per questa attività di controllo, partecipi anche alla spartizione della torta dei fondi europei e regionali investiti in una digitalizzazione del settore che ancora non si vede.
degirolamo@lactv.it