Rischia di provocare un vero e proprio effetto slavina l'odierna pronuncia del Tar Calabria che ha in parte annullato due dca emanati dal commissario ad acta, Guido Longo, quando lo scorso marzo aveva fissato i tetti di spesa per le aziende sanitarie provinciali calabresi per l'acquisto di prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale dal privato accreditato

Il ricorso

La casa di cura Villa Sant'Anna di Reggio Calabria ha, infatti, impugnato dinnanzi al Tribunale amministrativo i due decreti: il 49 e il 50 del 2021. In particolare, con il primo il commissario aveva fissato il budget per l'assistenza ospedaliera per un valore di 186 milioni e 513mila euro, includendovi però anche 11 milioni e 368mila euro inerenti alle prestazioni ambulatoriali (apa) e per i pacchetti ambulatoriali complessi (pac), in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato. Con il secondo decreto aveva invece fissato in 66 milioni e 754mila euro il valore delle prestazioni ambulatoriali acquistabili dal privato.

Il trasferimento dei fondi

La clinica privata nel ricorso lamenta, appunto, la traslazione dei fondi dalle prestazioni di specialistica ambulatoriale all'assistenza ospedaliera a causa di una errata interpretazione della sentenza del Consiglio di Stato: «Segnatamente il commissario ad acta ha ritenuto che le sentenze avessero reputato illegittima l’inclusione di Apa e Pac nel tetto di spesa della specialistica ambulatoriale, quando invece le pronunce avevano censurato solamente il costo di tali prestazioni che – pur correttamente incluso nella specialistica ambulatoriale – non era stato adeguatamente valorizzato ai fini della determinazione del budget complessivo».

La sentenza del Tar

La seconda sezione del Tar ha accolto in parte il ricorso riconoscendo l'errato trasferimento dei fondi. Nei fatti, il commissario ha lasciato invariati i tetti di spesa (oltre 186 milioni per l'assistenza ospedaliera e oltre 66 milioni per la specialistica ambulatoriale) ma indebitamente decurtando le risorse destinate al settore ospedaliero per un valore di 11 milioni e 368mila euro a vantaggio della specialistica ambulatoriale. 

A discapito dell'assistenza ospedaliera

«In conclusione - annotano i giudici amministrativi - l’erronea imputazione del costo di Apa e Pac, da un lato, riduce proporzionalmente la remunerabilità di altre prestazioni prettamente ospedaliere, compromettendone l’efficace erogazione rispetto agli obiettivi della programmazione triennale, e, dall’altro lato, realizza un extra-budget per la specialistica ambulatoriale rispetto a quanto effettivamente stanziato nel Programma operativo 2019 e 2020». Infatti, il mantenimento del tetto di spesa invariato rispetto alla quantità di prestazioni da erogare ha comportato un danno per le cliniche che operano nell'assistenza ospedaliera (con meno liquidità e più prestazioni) e un vantaggio per la specialistica ambulatoriale (con più liquidità e meno prestazioni da erogare).

Tutta da rifare

Sin qui la sentenza del Tar che rischia appunto di provocare un effetto slavina sulle aziende sanitarie provinciali calabresi che avendo già sottoscritto i contratti con le cliniche private accreditate sulla base dei budget stabiliti dal commissario ad acta, adesso saranno costretti alla marcia indietro rivisitando i contratti già firmati.