Oggi scadeva il termine entro il quale i lavoratori già con le carte in regola per entrare in servizio avrebbero dovuto avere una risposta. Invece nulla è successo, come raccontano in una lettera di protesta che denuncia l'inefficacia del Decreto Calabria
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«È passata anche l'estate e la situazione in Calabria, rimane invariata. Anzi peggiora in modo sempre più disumano. Da mesi è stato approvato il Decreto Calabria, firmato il 19 giugno scorso, e ancora non si sono visti gli effetti sulla nostra amata terra mentre ci sono circa 600 persone idonee a concorsi di diversi profili professionali che aspettano di essere assunti a tempo indeterminato». È questo l'amaro sfogo di un gruppo di idonei inseriti nelle graduatorie stilate dalle aziende ospedaliere e sanitarie regionali all'esito dei relativi bandi per reperire figure sanitarie.
«A nulla sono serviti lo sblocco del turnover e la mobilitazione politica della Nazione - scrivono gli idonei in una lettera-. Sono mesi che ognuno di questi professionisti aspetta una data fatidica. 27 agosto: nulla è cambiato. A questa data si aggiunge l'ennesima frustrazione, rabbia e delusione e il rientro posticipato del commissario ad acta Saverio Cotticelli che allunga l'attesa di una settimana. Sarà una settimana? Quanto ancora si dovrà aspettare, solo perché non si vuole prendere una posizione e la responsabilità di chiamare il personale mancante? Nell'attesa il precariato aumenta e l'insoddisfazione tra i professionisti idonei lievita vertiginosamente. Di chi è la colpa?"
«Purtroppo noi cittadini e professionisti ribadiamo che chi ne subirà le conseguenze sarà il paziente che si troverà in ospedali calabresi con personale precario insoddisfatto e personale idoneo che scalpita fuori ed aspetta ancora dopo mesi la data fatidica dell'assunzione. Il decreto Calabria è ormai legge, quindi si spera che finalmente si possa applicare, senza utilizzare come scusa la crisi di governo. Pronti ad una battaglia su tutti i campi, noi professionisti sanitari: infermieri, operatori socio-sanitari, biologi, autisti e medici, non demorderemo fino a che non vedremo riconosciuto il nostro diritto come lavoratori e in primis come cittadini».
l.c.