I primi cittadini si sono incontrati oggi a Cosenza: «I presidi da campo sono un grande aiuto per l’emergenza, ma non possono sostituire la sanità territoriale disattivata»
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Immediata revisione della rete ospedaliera con inserimento degli ospedali chiusi e potenziamento di quelli dequalificati negli anni, rispondendo così alle esigenze del territorio; potenziando o avviando anche le strutture sanitarie territoriali capaci di dare risposte ai cittadini, anche dal punto di vista della prevenzione.
È quanto hanno ribadito in un documento unitario ii sindaci di Acri, Rogliano, Mormanno, Cariati, Praia a Mare, Scilla, Trebisacce, San Marco Argentano, Soveria Mannelli, San Giovanni in Fiore, Firmo, Lungro, Taurianova, Soriano Calabro, Palmi, Oppido Mamertina e Cassano allo Jonio, tra le principali città calabresi (19 in totale), già sedi di ospedali o di strutture sanitarie pubbliche depotenziate in queste ultimi dieci anni, riunitisi oggi martedì 1 dicembre, nel Palazzo della Provincia di Cosenza, alla presenza del Presidente Franco Iacucci.
A darne notizia sono i primi cittadini di Cariati Filomena Greco e di Acri Pino Capalbo promotori dell’iniziativa congiunta che ha condiviso, inoltre, l’impegno di voler illustrare con urgenza al neo commissario regionale alla sanità Guido Longo, al quale i sindaci hanno espresso gli auguri di buon lavoro confermando la massima disponibilità e collaborazione, la proposta complessiva di rilancio della sanità che il costituitosi comitato di coordinamento dei sindaci si impegna a predisporre chiedendo anche una immediata revisione del Piano sanitario ospedaliero.
«Gli ospedali da campo – si legge nel documento – sono un grande e forse decisivo aiuto per l’emergenza, perché attrezzati e perché gestiti da specialisti, ma non possono sostituire la sanità territoriale disattivata».
«Bisogna avere il coraggio – scandiscono – di predisporre nell’ambito della disciplina della normativa vigente una proposta inclusiva, razionale e riformatrice che veda il contributo sinergico di sindaci ed esperti, che tenga conto delle necessità territoriali e che entri a far parte dell’atto aziendale alla cui redazione – si chiarisce – i sindaci vogliono contribuire finalmente da co-protagonisti, senza dover rincorrere più nessuno».
«Quello degli ospedali chiusi o depotenziati in Calabria (sono 19, una cifra che altri non possono vantare!) rappresenta – continuano i sindaci – un patrimonio economico di rilevanza enorme (altro che debito); una rete territoriale in grado sia di dare risposta all’emergenza, sia, se sfruttata, di assicurare un contributo decisivo al possibile e forte risanamento della sanità calabrese. A meno che – concludono i primi cittadini – non si scelga beninteso, di farla annegare nei debiti sconosciuti».