Qui si uccide anche d'estate. Anche in riva al mare, alla luce di un sole cocente, davanti agli occhi di bambini innocenti che costruiscono castelli di sabbia o giocano in acqua. Prima di questo 12 agosto che Nicotera non dimenticherà per l'omicidio di Francesco Timpano, in Calabria era già successo. Correva l'anno 2010, 22 agosto, spiaggia di Soverato: Ferdinando Rombolá veniva freddato da una pioggia di fuoco e piombo. Cadeva allora un'altra vittima della guerra di mafia iniziata due anni prima con l'omicidio del mammasantissima Carmelo Novella, nel Milanese. Anno 2012, 7 luglio, spiaggia di Vibo Marina. Come Rombolá a Soverato, davanti a madre, moglie e figli, veniva ucciso Davide Fortuna, ennesima vittima di un'altra faida, quella che da mesi ormai aveva terrorizzato il Vibonese. Omicidi di mafia, che non rimasero impuniti. Decisive, tanto nelle indagini sull’agguato di Soverato quanto su quelle relative al delitto consumato lungo l'arenile di Vibo Marina, la collaborazione con la giustizia - dopo gli arresti -  di chi prese parte alle azioni di morte. Quei casi trovarono soluzione grazie alle indagini della Dda di Catanzaro. E probabilmente neppure il delitto Timpano resterà impunito. Diversamente dagli altri questo non si profila come un agguato di mafia. Le indagini restano pertanto in capo alla Procura di Vibo Valentia, che non lascia nulla al caso, ma che riparte senza indugio dall'11 maggio scorso dalla strage iniziata nel suo folle disegno criminale da Ciko Olivieri.

 

Proprio il piano omicidiario messo in atto dal 31enne di Nicotera, costato la vita a Giuseppina Mollese e Michele Valierioti e il ferimento di altre 3 persone in un bar di Limbadi, resta la pista privilegiata seguita in queste ore dagli inquirenti. A muovere la mano del killer che, ieri, ha scaricato addosso a Timpano 5 colpi di pistola calibro 7,65 tutti andati a bersaglio, potrebbe essere stata la volontà di proseguire quel disegno di morte messo in atto per vendicare l’omicidio di Mario Olivieri, fratello di Francesco, avvenuto nel 1997. È, come detto, una delle ipotesi più accreditate: tra i bersagli di Ciko vi erano infatti anche Pantaleone e Vincenzo Timpano, fratelli di Francesco, ma anch'egli era tra le vittime designate di Olivieri che, in quella medesima circostanza, si era messo sulle sue tracce e, non trovandolo, si era poi accanito contro l’automobile e l'abitazione del 45enne, a Caroni di Limbadi, esplodendogli contro diversi colpi di fucile. Nel frattempo si studiano le immagini delle telecamere di videosorveglianza che potrebbero aver immortalato il killer del lido “Il gabbiano”, attendere pazientemente che la sua vittima designata gli arrivasse a tiro, senza destare alcun sospetto, addirittura sorseggiando una birra al bar e fumando una sigaretta. Come un avventore qualsiasi.

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L'omicida avrebbe quindi osservato con attenzione i movimenti del 45enne prima di entrare in azione, a volto scoperto, quando Timpano si è diretto verso la doccia. Lì è stato raggiunto da una gragnuola di colpi che non gli ha lasciato alcuno scampo. Il frastuono degli spari ha generato allarme tra i bagnanti presenti scatenando un fuggi-fuggi generale che ha svuotato la spiaggia in pochi minuti mentre il killer aveva già fatto perdere le sue tracce. Al capezzale della vittima la moglie e pochi altri presenti che hanno constatato come per Timpano non ci fosse più nulla da fare. Nel giro di pochi minuti l’arrivo dei carabinieri e della Scientifica che ha raccolto tutti gli elementi utili alle indagini presenti dalla scena del delitto. Sul posto anche il sostituto procuratore di Vibo Ciroluca Lotoro al quale toccherà ora mettere insieme i pezzi del puzzle e provare, insieme ai carabinieri della Compagnia di Tropea e del Comando provinciale di Vibo, a dare un volto e un nome all’assassino che ha sconvolto la placida ruotine vacanziera di un caldo pomeriggio di agosto.   

 

Pietro Comito

Stefano Mandarano

 

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