I primi verbali sono stati depositati nel processo per il duplice omicidio Bruno-Raimondi. Da circa tre mesi parla con la Dda: «Ero nel mirino perché sapevo troppo ed ero ingestibile»
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Da circa tre mesi collabora con la giustizia Sandro Ielapi, 49 anni, considerato componente della cosca di Borgia, e referente per il territorio di Girifalco.
Tratto in arresto nel corso dell’operazione Scolacium, e con una condanna definitiva per l’estorsione aggravata a un ristorante di Girifalco, l’uomo ha deciso di collaborare con la giustizia e i suoi verbali sono stati già messi agli atti di un delicatissimo processo: il duplici omicidio del boss Giuseppe Bruno e della moglie Caterina Raimondi avvenuto a Squillace il 18 febbraio 2013 e che si inserisce nella guerra di mafia tra la cosca di Vallefiorita e i Catarisano per il controllo delle attività illecite.
Imputato è Francesco Gualtieri, 44 anni, di Borgia, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco.
Nel corso dell’udienza di questa mattina il pm Debora Rizza ha depositato i verbali del nuovo collaboratore.
«Paura per la mia incolumità»
Nelle sue dichiarazioni, debitamente omissate, Ielapi racconta di essersi allontanato dalla cosca dei Catarisano già dopo l’operazione Jonny e da qualche tempo temeva per la sua incolumità. Ielapi dice ancora di essere rimasto vicino a Salvatore Abbruzzo e a Gualtieri ma di temere comunque per la sua vita in quanto una persona – il cui nome è stato omissato – era capace di fare qualunque cosa, anche convincere Abruzzo e Gualtieri ad eliminarmi “perché sapevo troppo ed ero considerato ingestibile per come mi ha riferito in carcere il Gualtieri”.
Ielapi racconta di avere cercato di mantenere, negli anni, “un profilo basso decidendo di non espormi utilizzando il nome della cosca di appartenenza”.