Schiavone atteso ora da due incontri a settimana con il pool di Gratteri. Sul tavolo i nomi di politici e imprenditori collusi e il ruolo dei Casalesi nelle stragi di mafia. L’ex questore di Reggio Guido Longo, che lo catturò: «Tanti segreti potrebbero cadere»
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Dal giorno in cui ha annunciato la sua collaborazione, Francesco “Sandokan” Schiavone è già stato interrogato cinque volte, adesso si andrà avanti almeno due giorni alla settimana. Entro sei mesi, così prescrive la legge, dovrà dire tutto ciò di cui vuole parlare. Poi la Dda di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, cercherà i riscontri ai verbali dell’ex boss del clan dei Casalesi.
Che si è presentato davanti ai magistrati con una frase-manifesto: «Sono un uomo d’onore, dirò la verità». Poi ha raccontato di essere stato un mafioso, legato a Cosa nostra siciliana.
Di quella Cosa nostra, guidata dai Corleonesi di Totò Riina, i Casalesi hanno condiviso le strategie nel momento in cui le mafie hanno deciso, nei primi anni 90, di attaccare lo Stato. È inquietante la vicinanza temporale tra gli omicidi di don Giuseppe Puglisi a Palermo (nel settembre 1993) e don Peppe Diana a Casal di Principe (marzo 1994): Cosa nostra e Camorra si spinsero insieme oltre un limite considerato invalicabile, quello di sparare su due uomini di chiesa.
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A più di 30 anni da quei fatti e dopo 26 di carcere duro, per Sandokan la scelta di rottura col passato matura soprattutto in nome della famiglia: per le figlie che vivono da tempo lontano dalla Campania e non hanno mai avuto guai con la giustizia, per i figli maggiori spaccati dalla decisione del boss (Nicola e Walter lo hanno preceduto nella collaborazione mentre gli altri restano “irriducibili”), e per i nipoti.
Sandokan è rinchiuso in isolamento nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, dove è stato trasferito, proveniente dal carcere di Parma. La scusa: curare un tumore in realtà inesistente. I protagonisti della stagione di Gomorra oggi tremano: per dimostrare di essere credibile Schiavone dovrà fare i nomi degli imprenditori, dei riciclatori, di chi ha fatto affari, spesso negli appalti pubblici, con il denaro della cosca, dei politici eletti dalla camorra.
Altro aspetto centrale: i soldi. Sandokan sa dove si trova la cassaforte del clan di Casal di Principe: investimenti in Spagna, Canarie, Romania, attività intestate a prestanome. oppure essere rimasti in Italia sotto l’ombrello di prestanome. Dopo il primo incontro con il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il pm della Dna Antonello Ardituro, che hanno raccolto la sua disponibilità a rendere dichiarazioni, adesso la collaborazione dell’ex boss è gestita dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri con il pool composto dal procuratore aggiunto Michele Del Prete e dai pm Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio.
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Se i riscontri del procuratore calabrese di Napoli saranno il primo scoglio per il boss che ha deciso di saltare il fosso, nel passato del capo dei Casalesi c’è l’incrocio con un altro investigatore che si potrebbe dire calabrese d’adozione. Guido Longo, il poliziotto che scovò Sandokan dopo una lunga indagine, è stato questore di Reggio Calabria e, per una breve parentesi commissario al Piano di rientro per la Sanità in Calabria (nominato dal governo Conte). Longo spiega a Repubblica che «ci sono ancora parecchi misteri da chiarire sulla storia criminale del clan dei Casalesi, Schiavone quei segreti li deve per forza conoscere…».
«Quelli vissuti dal boss dei Casalesi - racconta Longo - furono anni di estrema collusione. Mi auguro che adesso dica quello che sa su tanti nodi irrisolti e, dal punto di vista della ricostruzione criminale, parli anche sulla fine di un altro padrino di primo piano, Antonio Bardellino». Il poliziotto si aspetta che la collaborazione di Schiavone apra scenari inediti: «È stato un capo di una cosca dominante ed è al corrente di tanti ingranaggi che non sempre le indagini riescono a focalizzare». Come quelli riferiti «alla enorme potenza economica dei Casalesi costruita sui lucrosi appalti del post terremoto. La loro forza parte da lì. E poi si espande. E “Sandokan” lo sa bene. Questo e molto altro. Ora tanti segreti potrebbero cadere».