Ha preso il via dalla Campania, dalla provincia di Salerno, l’operazione denominata San Valentino che ha portato all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per due uomini, e all'obbligo di firma per una donna, tutti di nazionalità italiana. Sono accusati di aver combinato matrimoni fittizi per consentire a cittadini extracomunitari di ottenere il permesso di soggiorno, dietro pagamento di somme di denaro variabili tra i 4.500 ed il 7.000 euro. Sette le unioni combinate accertate, tutte celebrate nell’area urbana di Cosenza tra il luglio 2015 ed il giugno 2018. Contestualmente è stata data esecuzione a decreti di perquisizione per altre sei persone. Nel complesso gli indagati sono 27 ma l’inchiesta è ancora in corso. Contestato il reato di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano.

Organizzazione strutturata e tam tam tra gli stranieri

In breve tempo il tam tam tra gli stranieri aveva consentito di spargere la voce che a Cosenza esisteva un gruppo organizzato in grado di poter procurare ad extracomunitari ansiosi di mettersi in regola e di acquisire documenti e cittadinanza italiana, servizi illeciti che prevedevano il procacciamento di uno sposa, o di una sposa, ma anche di un’abitazione fittizia in cui collocare la residenza dei coniugi. Il tariffario prevedeva un costo più salato se erano le donne a cercare marito. In questo caso la somma da sborsare sfiorava i settemila euro. Ad imbattersi nell’organizzazione criminale sono stati i Ros di Salerno. Nel corso di un’attività di routine avviata nel 2016 per la prevenzione di attentati terroristici, i militari hanno identificato un cittadino marocchino, B.S. domiciliato a Cosenza, accertando che egli, ed anche il fratello B.M., si erano avvalsi dell’opportunità di contrarre matrimonio con due donne italiane dietro pagamento di un compenso. In tale contesto B.S. aveva fittiziamente contratto matrimonio con la cittadina italiana P.E., residente a Cosenza e B.M. con A.E., residente a San Fili.

Cosenza centrale dell’attività illecita

Le indagini quindi venivano proseguite insieme alla Procura di Cosenza e al comando provinciale dei carabinieri del capoluogo bruzio. Veniva così individuata una organizzazione con a capo il cosentino L.A. promotore dell’attività illecita insieme ad altri sei italiani, L.A., F.A., Z.E., M.U., A.E., D.G., e a tre marocchini, A.H., A.J., S.R., ciascuno con propri ruoli. La filiera partiva dalla individuazione di extracomunitari bisognosi di ottenere un permesso di soggiorno. Veniva loro fornito un supporto logistico ed un’assistenza sia precedente che successiva alla celebrazione del matrimonio consistente quindi nella preparazione delle pubblicazioni e, poi, dopo il rito civile, nel rilascio di carta d’identità, codice fiscale e persino dell’abilitazione alla guida. Gli extracomunitari così regolarizzati, acquisivano così il diritto spostarsi liberamente i tutti i paesi aderenti al trattato di Schengen.

Gli imprevisti del dopo matrimonio

In alcuni casi ancora oggetto di approfondimento investigativo, gli extracomunitari, dopo aver sborsato all’organizzazione la somma pattuita, venivano anche taglieggiati dal coniuge. In sostanza, dopo il matrimonio alcuni italiani hanno tentato di ottenere dal coniuge fittizio, altre somme di denaro, dietro minaccia di avvio della pratica di separazione, che avrebbe comportato l’impossibilità per il migrante di ottenere la cittadinanza italiana. Con la separazione infatti, sarebbe venuto meno il necessario requisito dell’effettiva convivenza. I particolari sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa ospitata nella Sala Livatino della Procura di Cosenza, alla presenza del procuratore capo Mario Spagnuolo, dell’aggiunto Marisa Manzini, del sostituto procuratore Giuseppe Cozzolino, del comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Piero Sutera e del tenente colonnello Giancarlo Santagata, comandante della sezione anticrimine del Ros di Salerno.