Tre anni fa persero la vita Stefania Signore e i suoi due figli piccoli travolti da un'onda di piena che si sarebbe formata a causa dell'avvallamento per la posa del metanodotto. Le ricostruzioni firmate dall’ex capo della Prociv e dai consulenti della Procura
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«La strada provinciale 113 trasformata in un torrente impetuoso che ha trascinato Stefania Signore e i suoi due figli per un percorso di circa 1.200 metri». All’indomani del rinvio a giudizio disposto dal gup del Tribunale di Lamezia Terme nei confronti di cinque imputati accusati del reato di omicidio stradale spuntano due diverse relazioni che gettano nuova luce sulla dinamica dell’incidente che il 4 ottobre del 2018 costò la vita di tre persone.
Le due relazioni
Le due relazioni fanno parte degli atti dell’inchiesta aperta all’indomani del tragico evento: la prima redatta dall’ex capo della Protezione Civile, Carlo Tansi, e la seconda dai due ctu nominati dalla Procura di Lamezia Terme, Roberto Arcadia e Enrico Laboria. Entrambi giungono alla stessa conclusione: determinante «la presenza di un impluvio artificiale» che avrebbe scaricato la massa idrica qui convogliata sulla carreggiata della strada provinciale 113. Una «massa idrica che ha assunto una velocità ed una energia» tale da trasformare la sp113 in un «torrente impetuoso».
La ricostruzione
La ricostruzione è nota, intorno alle 21.00 del 4 ottobre la giovane donna, all’epoca trentenne, assieme ai suoi due figli, Christian e Niccolò di 7 e di 2 anni, stava attraversando la strada provinciale per far rientro alla sua abitazione quando venne travolta e trascinata da una ondata d’acqua. Meno noto è, invece, il contenuto delle due relazioni concordi nel ritenere che a determinare il tragico evento abbia contribuito «lo sversamento dell’acqua di precipitazione accumulata nella depressione generata dalle linee parallele dei metanodotti realizzati dalla Snam Rete Gas che hanno svolto la funzione di collettore e canale di raccolta delle acque meteoriche».
L'onda di piena
Il volume d’acqua è stato poi scaricato nella carreggiata della strada provinciale determinando una onda di piena che ha investito l’auto a bordo della quale viaggiavano la mamma e i due figli. «In corrispondenza del metanodotto il terreno presenta un ampio avvallamento che rappresenta potenzialmente una direzione preferenziale delle acque e che, anche per la scarsa permeabilità dei terreni, può convogliare volumi idrici significativi» ricostruisce nella sua relazione l’ex capo della Protezione Civile a seguito dei sopralluoghi effettuati all’indomani del tragico evento. «Presumibilmente l’avvallamento è stato originato a seguito di uno scavo – realizzato per interrare il metanodotto – a cui sono seguite operazioni di livellamento inadeguate effettuate durante la fase di ricoprimento del metanodotto».
Le violazioni
Una conclusione a cui giungono anche i due ctu nominati dalla Procura di Lamezia Terme: «La realizzazione dei metanodotti, di cui l’ultimo nel 2004, e i relativi lavori non hanno evitato l’accumulo delle acque meteoriche e lo sversamento sulla strada». Ciò in virtù di un atto di cessione sottoscritto dalla Provincia di Catanzaro con il cessionario Snam Rete Gas che si impegnava al rispetto di tutte le disposizioni legislative e i regolamenti in materia di codice della strada. Secondo, i due consulenti della Procura vi furono presunte violazioni da parte del concessionario e omessa vigilanza dell’amministrazione provinciale.
Le conclusioni della Procura
La relazione redatta in una fase preliminare delle indagini quando le ipotesi d’accusa erano ancora rivolte unicamente contro ignoti ma concluse con l’imputazione dei soli funzionari della Provincia accusati di non aver effettuato alcun intervento che accertasse la presenza di sversamenti laterali sulla Sp 113. Rinviati a giudizio sono in cinque: Floriano Siniscalco, dirigente del settore Trasporti e Viabilità; Francesco Paone, direttore del reparto settore Viabilità e Trasporto; Giovanni Antonio Lento e Cesarino Pascuzzo, in qualità di agenti di vigilanza stradale del reparto settore Viabilità e Trasporto e Antonio Condello, 51 anni di Curinga, proprietario di alcuni terreni attigui alla Sp113.