Luci accese e saracinesche alzate mentre già si parla di ricorso al Tar e richiesta di risarcimento per i danni subiti: «Perché con poco più di 140 contagi siamo in zona rossa, mentre con 334 contagi di qualche mese fa l’ha lasciata arancione. Perché?»
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Se non è una rivolta, poco ci manca. I commercianti (ma ora anche buona parte della città), contro la sindaca Rosaria Succurro per le sue decisioni anti Covid. Ieri a San Giovanni in Fiore (in zona rossa rafforzata per due settimane), hanno aperto i negozi, alzato le saracinesche e accese tutte le luci. Settori coinvolti quelli dell’abbigliamento, delle scarpe, dei mobili e dei gioielli. Uno di loro parla per tutti: «Rientriamo nelle categorie che una scellerata ripartizione dei codici Ateco ha messo, evidentemente, tra gli untori. Siamo quelli che da 13 mesi chinano il capo quando si gioca a cambia colore, ma stavolta non ci stiamo e chiediamo alla sindaca Succurro. Perché con poco più di 140 contagi oggi ha imposto la zona rossa, mentre con 334 contagi di qualche mese fa l’ha lasciata arancione. Perché? Come ragiona? Ci dica su quali basi scientifiche ha adottato una decisione così drastica, ci dica i criteri seguiti. Parli la sindaca, si pronunci».
La sindaca resiste, anche agli attacchi dell’opposizione. Va avanti. Ma ora ha contro buona parte dei cittadini. Mentre fra le associazioni dei commercianti si parla di ricorso al Tar e di richiesta di risarcimento dei danni subiti a causa di una decisione comunale non supportata da dati e motivazioni reali.
Circola voce di tanti tamponi non processati e da contagi presunti. E su questo danno battaglia i consiglieri comunali di opposizione che chiedono chiarezza alla sindaca. Cosa c’è di vero? Cosa dicono le autorità sanitarie?