Non era passato inosservato, nella giornata di ieri, a Limbadi, il volo rasente al suolo di un elicottero della Polizia, impegnato in un’attività di ricognizione e sopralluogo del territorio che si era concentrato soprattutto in alcune zone già “attenzionate” dalle forze dell’ordine. In particolare, il velivolo si era aggirato intorno ai beni già confiscati alla cosca Mancuso di Limbadi che sono stati recentemente assegnati dal Comune, retto da una commissione straordinaria dopo lo scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose, ad un’associazione di volontariato.

 

La ragione di quel sopralluogo trova oggi la sua esplicitazione nell’ultimo videomessaggio pubblicato su Facebook dal ministro dell’Interno, nonché vicepremier del governo Conte, Matteo Salvini. «Martedì invece sarò in Calabria, a restituire alla collettività un bene confiscato alla ‘ndrangheta, sarò a Limbadi in provincia di Vibo Valentia» ha affermato il titolare del Viminale.  È infatti prevista per martedì 2 luglio la consegna da parte del Comune al sodalizio di volontariato San Benedetto Abate, di Cetraro, di cui è presidente don Ennio Stamile - tra l’altro referente regionale di Libera - di beni già oggetto di confisca. I beni oggetto dell’aggiudicazione e confiscati al clan Mancuso sono una villa in località “Santa” di Limbadi, di 750 metri quadrati; due fabbricati in località “Giardino”, rispettivamente di 645 metri e di 139 metri quadrati, già adibiti ad alloggi per studenti; un terreno agricolo in località “Gurnera” di Limbadi dell’estensione di 37mila metri quadrati. La concessione avrà durata di dieci anni ed è rinnovabile. I beni verranno riutilizzati per finalità sociali.

 

Come si ricorderà, uno degli edifici oggetto di confisca negli anni scorsi da parte dello Stato era stato assegnato all’associazione Riferimenti guidata da Adriana Musella la quale aveva predisposto un progetto per la realizzazione di un’Università antimafia che doveva sorgere proprio nel regno di una delle più potenti cosche della ‘ndrangheta calabrese. Tra ritardi, lungaggini ed intoppi di vario tipo, non ultimo il coinvolgimento della stessa Musella in un’indagine della Procura di Reggio sulla gestione dei fondi antimafia, l’Università era rimasta soltanto sulla carta, sebbene la struttura fosse pronta, conclusa, collaudata, con gli alloggi già forniti di camere per gli studenti e le aule attrezzate con ogni tipo di apparecchiatura necessaria.