VIDEO | Alla presenza della polizia, si dà così attuazione all’ordinanza di emessa dal Comune di Vibo e confermata dai giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso di Francolino, già testimone e poi collaboratore di giustizia
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Ruspe e mezzi meccanici in azione alle prima luci dell’alba a Vibo Marina nel quartiere Pennello. Precisamente in piazza Capannina per demolire il Chiosco Azzurro di Giuseppe Francolino, già testimone e poi collaboratore di giustizia. Alla presenza della polizia, si dà così attuazione all’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Vibo Valentia e confermata dai giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso di Francolino.
Nel corso delle attività di polizia demaniale eseguite nel mese di ottobre 2019 a Vibo Marina, la Capitaneria di Porto ha infatti riscontrato la presenza dell’immobile detenuto da Giuseppe Francolino che insiste, in parte, su suolo demaniale e, in parte, su suolo di proprietà del Comune. Il Chiosco Azzurro è stato realizzato diversi decenni fa senza una preventiva concessione demaniale e senza autorizzazione comunale, né titolo edilizio.
Costruito nel 1953, negli anni il Chiosco era stato inoltre destinato a dimora privata di Giuseppe Francolino, nonché a locale per la consumazione di alimenti e bevande. Nel 2017, a seguito di alcune mareggiate, era divenuto pericolante e a rischio di crollo e, per tale motivo, ne era stato ordinato lo sgombero, sospendendo l’attività commerciale svolta al suo interno.
«Il ricorrente era stato condannato – aveva scritto il Tar – dall’autorità giudiziaria per occupazione abusiva di area demaniale». La Capitaneria di Porto, quindi, aveva invitato il Comune ad assumere i provvedimenti previsti dalla legge. A seguito di tale sollecitazione, il Comune di Vibo ha emesso prima l’atto di diffida rivolto a Francolino per provvedere autonomamente a demolire il Chiosco Azzurro, precisando che lo stesso risultava essere stato realizzato in totale assenza di titoli autorizzativi legittimanti l’intervento. Nel luglio 2021, quindi Francolino – con gli avvocati Marco Talarico e Gioconda Ceravolo – aveva impugnato l’ordinanza di demolizione ottenendo dal Tar la sospensiva.
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