Dietro quello che si appalesa come un semplice - e, ovviamente, pericoloso - focolaio Covid (11 i contagi tra gli ospiti della struttura), in una Rsa (pur abusiva) ci sarebbe anche dell’altro. Altro su cui la Procura di Vibo Valentia aveva acceso i riflettori già prima che la vicenda dalla presunta casa famiglia non autorizzata Nuovi orizzonti diventasse oggetto di interesse mediatico.

La cartina di tornasole di questa storia – per la quale il procuratore Camillo Falvo ha delegato gli agenti della Squadra mobile di Vibo Valentia – potrebbe essere il decesso di un anziano, già identificato, del quale i poliziotti del questore Raffaele Gargiulo starebbero ricostruendo la storia clinica: è morto per Covid? A quale trattamento terapeutico è stato sottoposto prima che spirasse? Fu chiamata un’ambulanza? Quante altre volte gli anziani degenti di quello che nacque come Centro per l’autismo, e che poi si trasformò (in forza a quale provvedimento autorizzativo?) in una Residenza sanitaria per anziani, avevano fatto ricorso alle cure dei sanitari dell’ospedale Jazzolino? Per quali tipi di patologie?

Domande che si affastellano su altre, attinenti, oltre le cure effettivamente prestate agli anziani e le autorizzazioni, anche i profili professionali e contrattuali dell’organico impiegato nella casa famiglia: i compiti assolti erano e sono equiparabili ad un’attività sociosanitaria? Se sì, il personale era ed è qualificato? Somministrava farmaci? Di che tipo?

Le investigazioni, pertanto, devono giocoforza procedere a ritroso, sulla storia della casa famiglia ma anche sulla idoneità della struttura che la ospita. Tutto ciò mentre in Procura si sarebbe già svolto un briefing tra i magistrati e gli agenti della Squadra mobile, all’esito del quale sono state avviate le prime verifiche amministrative.