VIDEO | Alla commemorazione hanno preso parte le sorelle della giovane, Marika e Sonia. Il responsabile del centro antiviolenza, Rosito: «Aumentate le richieste d'aiuto. Noi dal 2013 abbiamo accolto 300 donne»
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Questa mattina, al Parco Fabiana Luzzi e in contrada Chiubbica a Corigliano, si è svolta la cerimonia commemorativa in ricordo di Fabiana Luzzi, accoltellata 24 volte e bruciata viva dal fidanzato Davide Morrone nel maggio 2013. L’evento, giunto al suo undicesimo anno, ha visto la partecipazione di numerose figure del mondo politico, istituzionale e dell’associazionismo, unite nel rendere omaggio alla memoria della giovane vittima.
Tra i presenti, il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, e il presidente della Terza Commissione Regionale Sanità, Pasqualina Straface, hanno espresso il loro profondo cordoglio e l'importanza di ricordare e riflettere su quella tragica giornata. Assenti i genitori di Fabiana. Al loro posto, le sorelle Marika e Sonia.
Nel ricordo di Fabiana
Nel suo intervento, il sindaco Stasi ha sottolineato l'importanza di mantenere viva la memoria di Fabiana e di tradurre il dolore in azioni concrete per il cambiamento sociale: «I risultati che abbiamo nella società dimostrano quanto sia fondamentale ricordare e avere memoria. Questo ci serve nella quotidianità, nelle riflessioni e nei confronti che facciamo, anche come istituzioni. Non è assolutamente inutile ricordare quello che è accaduto e onorare Fabiana, ma tutto questo deve tradursi in attività quotidiana». Stasi ha poi evidenziato come da quel terribile episodio sia nata una coscienza collettiva che ha generato un forte attivismo nella città: «Se c'è un'eredità, è l'attivismo che è nato da quel terribile episodio. Certo, non potrà minimamente scalfire la sofferenza e il dolore, ma ha generato una consapevolezza nella comunità che si rigenera ogni anno durante queste giornate». Rivolgendosi ai giovani, il sindaco ha riconosciuto la loro importanza nel perpetuare la memoria di Fabiana e nel promuovere una cultura di rispetto e solidarietà.
L’educazione e il rispetto
Durante la cerimonia commemorativa in ricordo di Fabiana Luzzi, Pasqualina Straface, presidente della Terza Commissione Regionale Sanità, ha condiviso riflessioni profonde e toccanti sull'evento e sul tema della violenza di genere. Le sue parole hanno offerto una prospettiva personale e istituzionale su come queste tragedie siano vissute e affrontate, sottolineando l'importanza del supporto e della prevenzione. «Sono momenti forti, momenti tristi, momenti che veramente toccano il cuore di tutti quanti noi. Essere qui questa mattina è come buttarci indietro negli anni e rivivere quei momenti di una ragazza che ha subito una violenza terribile, straziante, e penso che questi siano momenti che vanno assolutamente condannati», ha dichiarato Straface.
Le sue parole riflettono il profondo dolore e l'indignazione condivisi da tutti i presenti, ricordando la brutalità dell'atto subito da Fabiana e l'imperativo morale di condannare fermamente ogni forma di violenza. Rispondendo a una domanda sulla legislazione vigente e le necessità di riforma, Straface ha spiegato: «Diciamo che c'è stato un inizio, le pene sono state inasprite, c'è ancora tanto lavoro da fare. Io ritengo che bisogna lavorare molto sulla prevenzione. Lavorare a partire dalle scuole, dai giovani, far capire che comunque la donna va rispettata in quanto tale». Le sue parole sottolineano che, sebbene ci siano stati progressi significativi nel rafforzare le pene per chi commette violenza, il lavoro più importante è quello della prevenzione. Educare i giovani al rispetto reciproco e alla condanna di ogni forma di violenza è fondamentale per costruire una società più sicura e giusta.
Infine, Straface ha allargato il discorso alla violenza in generale, affermando: «Anche se parliamo di violenza, non è violenza solo sulle donne ma la violenza in generale. Questo richiamo alla condanna di tutte le forme di violenza evidenzia l'importanza di una cultura di rispetto e non violenza a livello globale».
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La piaga del femminicidio
Luigia Rosito, responsabile del Centro antiviolenza Fabiana Luzzi, si è soffermata sulla consapevolezza sociale e sull'impatto delle attività di sensibilizzazione nelle nuove generazioni. «Ci siamo resi conto, soprattutto quando svolgiamo attività di sensibilizzazione, anche nelle scuole, tra i più giovani, che c'è più informazione. Si conosce di più questa piaga sociale che continua comunque ad esserci e ancora c'è tanto, veramente tanto da lavorare». Ha sottolineato come, dal femminicidio di Fabiana, ci sia stata un'evoluzione nella consapevolezza del problema, non solo tra le nuove generazioni, ma anche tra le donne che subiscono violenze, che ora trovano il coraggio di superare la barriera della vergogna e chiedere aiuto. Alla domanda sui dati relativi alla violenza di genere, Rosito ha spiegato: «Non sono diminuiti i casi di femminicidio, se parliamo di questo. Sono aumentate le donne che chiedono aiuto, questo sì. Il fenomeno continua ad esistere. Certo è che più se ne parla, più le donne hanno il coraggio di chiedere aiuto e quindi di presentarsi ai centri antiviolenza e iniziare dei percorsi». Ha evidenziato l'importanza di parlare del problema per incentivare le vittime a cercare supporto.
Il ruolo dei centri antiviolenza
Rosito ha fornito dati significativi sull'attività del Centro Antiviolenza Fabiana: «Noi, da quando siamo aperti nel 2013, abbiamo sostenuto e aiutato più di 300 donne. Tenendo conto che dietro di loro ci sono tanti figli che subiscono indirettamente le violenze che le donne e le mamme subiscono, abbiamo effettuato numerosi interventi di emergenza». Ha aggiunto che grazie alle due case rifugio, il centro ha messo in sicurezza più di 90 donne e bambini in situazioni di pericolo. Parlando delle necessità per sostenere strutture come i centri antiviolenza, Rosito ha affermato: «Per sostenere le strutture, purtroppo, c'è bisogno del personale. Il personale deve poter lavorare con le condizioni giuste per professionisti che prestano la propria opera per aiutare gli altri. Fondi, quindi, per aiutare anche le stesse donne, perché in certe situazioni sono veramente sprovviste di tutto». Ha descritto le difficoltà che affrontano le donne che cercano rifugio, spesso prive di beni essenziali e senza risorse per ricominciare una vita sana». Infine, riflettendo sulle emozioni provate in questi giorni di commemorazione, Rosito ha espresso: «Sempre tristezza e sempre dolore. È un dolore che, sono passati undici anni, ma non credo che l'intensità sia minore rispetto a quel 2013. Il dolore permane, è sempre una sofferenza, è straziante comunque». Le sue parole trasmettono l'intensità del dolore ancora vivo nella comunità e l'importanza di continuare a ricordare Fabiana, trasformando il ricordo in azioni concrete per il cambiamento sociale».
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Il dolore della famiglia
«Non abbiamo più la forza di presenziare a questi momenti dedicati a nostra figlia - ha detto il papà Mario raggiunto telefonicamente dall'ansa - perché più passa il tempo e più diventa difficile andare avanti. È un peso enorme, mostruoso che ci sta distruggendo ogni giorno di più. Sono quattromila giorni e notti che conviviamo con questo dolore e un vuoto che diventa sempre più grande. Ci manca ogni giorno sedersi a tavola con lei, ci mancano i suoi sorrisi ed i suoi abbracci, ci manca la quotidianità. Se ci si impegna durante la giornata riusciamo a stare un po' meglio, solo perché distratti, ma nei momenti come quello di oggi che ci si ferma a ricordarla per noi è deleterio».
Il papà non ha anche parlato di responsabilità dello Stato nei casi di femminicidio. «Le leggi - ha detto - sono cambiate. Un tempo se sbagliavi, pagavi la giusta pena. Ora ci sono troppe attenuanti che garantiscono chi sbaglia. Se sbagli devi pagare, il buonismo che riscontriamo in molte circostanze non ha senso. Molte responsabilità sono delle leggi dello Stato. E poi la famiglia non è più quella di un tempo e molti giovani non hanno più punti di riferimento».