E nenti, simu cca’. Il fatalismo declamato in dialetto calabrese viene spesso sintetizzato in questa espressione che trasuda rassegnazione. E ben si adatta alla storia infinta del Sistema informativo sanitario regionale (Sec Sisr), costato una quarantina di milioni di euro in 8 anni e ancora avvolto nel mistero del suo funzionamento a macchia di leopardo.

Eppure, come più volte spiegato da LaC News24, stiamo parlando di una infrastruttura informatica di primaria importanza, che dovrebbe gestire ogni aspetto e settore della sanità calabrese, dalle buste paga dei dipendenti ai ricoveri ospedalieri, dall’assistenza domiciliare alle scorte di farmaci, dai posti letto al fascicolo sanitario elettronico di ogni cittadino. Tutto in rete e tutto immediatamente disponibile. Ma così non è. La conseguenza è un groviglio di software diversi adottati a proprie spese da Asp e ospedali, dati parziali e informazioni incomplete che penalizzano sia i Lea(i livelli essenziali di assistenza) sia il trasferimento di fondi statali. Ma soprattutto, questo caos informativo e operativo pregiudica la qualità stessa della sanità in Calabria, accrescendo l’emigrazione dei pazienti verso altre Regioni, anche quando in realtà non ce ne sarebbe bisogno.

Ne è consapevole il Tavolo Adduce, l’organismo interministeriale che vigila sul piano di rientro dal debito. Nell’ultimo report rilevato, quello relativo ai conti del 2021, tra le inadempienze dalla Calabria viene annoverata anche la mancata verifica del regolare funzionamento del Sisr.

«La struttura commissariale – si legge nel documento - ha trasmesso una relazione con prot. 211/2021 da cui si evince che è ancora in corso una verifica del regolare funzionamento del sistema SEC SISR, attraverso l’azione di un advisor individuato. Considerando l’impegno assunto per gli anni precedenti e visto ormai la conclusione dell’anno 2021 (il report risale allo scorso dicembre, ndr), si chiede di fornire una relazione con le indicazioni su come si intende procedere per rispettare quanto indicato nella nota 18/2020 per singola azienda e soprattutto indicare le attività che si vorranno porre in essere per il pieno raggiungimento dell’obiettivo. Solo alla luce di quanto indicato si potranno ritenere superati gli impegni per gli anni 2017, 2018 e 2019».

In altre parole, è dal 2017 che a Roma cercano di capire perché il Sisr - entrato in funzione nel 2014 e dato per regolarmente collaudato - ancora non funzioni. Sinora le richieste sono state eluse, con tutte le conseguenze in termini di sprechi e inefficienze. Ma la struttura commissariale e il Dipartimento tutela della salute della Regione hanno ben poco da comunicare, visto che non riescono neppure a circoscrivere con precisione il problema.

Da sottolineare, poi, come non rassicuri affatto il riferimento nel verbale a un “advisor individuato”, cioè la società di revisione che deve effettuare il controllo sul funzionamento del sistema. Nella sanità calabrese, infatti, il termine advisor di solito coincide con Kpmg, colosso mondiale del settore, con un fatturato che nel 2019 sfiorava i 30 miliardi di dollari. Ebbene, Kpmg è anche una delle società che fanno parte del Raggruppamento temporaneo d’imprese (Rti) che a suo tempo si aggiudicò la gara per la realizzazione del Sec Sisr, lo stesso Rti che poi si è visto rinnovare il contratto nel novembre del 2018, per altri 22,4 milioni di euro.

A formare il raggruppamento di imprese sono otto grandi aziende: Enterprise Services Italia Srl (già Hpe Services Italia Srl), Ddway Srl, Dedagroup Spa, Data Managment PA Spa, Siav Spa, Exprivia Healthcare IT Srl, Exprivia Spa, con mandataria Enterprise Services Italia Srl, e, infine, proprio Kpmg Advisory Spa, che da oltre un decennio controlla i conti della sanità calabrese e siede essa stessa al Tavolo Adduce per verificare l’andamento del piano di rientro dal debito. Insomma, controllore e controllato coincidono, almeno in parte.
Intanto, Roma aspetta e la Regione Calabria continua a collezionare bollini negativi con su scritto “Non ha adempiuto”.