Proseguono intanto le indagini della Procura di Palmi per accertare se l'incendio che ha causato la morte del giovane migrante sia stato doloso o meno
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La salma di Suruwa Jaiteh, il migrante morto sabato scorso nel rogo alla baraccopoli di San Ferdinando, è stata sottoposta a esame autoptico nel Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. L'esito dell'autopsia non è stato reso noto, ma per avere una perizia definitiva si dovrà attendere alcune settimane.
Parallelamente continuano le indagini svolte dalla polizia del Commissariato di Gioia Tauro, guidato dal dirigente Diego Trotta e coordinate dalla Procura di Palmi, diretta dal procuratore capo Ottavio Sferlazza. La Procura attende le analisi svolte dalla polizia scientifica per capire se l'incendio che ha ucciso il giovane del Gambia sia di origine dolosa o meno e se le fiamme sono partite dalla baracca dove dormiva Suruwa Jaiteh o da un'altra. Al vaglio degli inquirenti anche le voci circolate fin dal giorno dopo la tragedia e che parlano di un presunto alterco avvenuto la sera dell'incendio tra due uomini che vivono nel ghetto e la vittima. Al momento, quindi, nessuna pista è trascurata.
Il caso di Becky Moses d’altronde porta gli inquirenti a muoversi con molta cautela. In questa direzione sono stati sentite diverse persone negli ultimi giorni, compreso il fratello di Surawa Jaiteh, Soumbu, arrivato dalla Sicilia domenica mattina. La Procura di Palmi avrebbe acquisito anche le immagini girate dagli uomini dei vigili del fuoco, che sono intervenuti sabato sera per spegnere l’incendio alla baraccopoli.
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