Un “faccendiere” capace di "penetrare" negli ambienti istituzionali e negli enti pubblici locali al fine di perseguire specifici interessi per il clan Mancuso quali l’assunzione alla Regione Calabria di personaggi contigui alla cosca oppure di fungere da raccordo con politici locali e regionali, procacciando voti in occasione di consultazioni elettorali oppure ancora facendosi latore di notizie e “imbasciate” verso i membri della clan in contatto diretto con il boss Luigi Mancuso. Viene così descritto negli atti dell’inchiesta “Robin hood” Vincenzo Spasari, 56 anni, di Nicotera, ufficiale di riscossione dell’E.t.r. di Vibo Valentia, arrestato nell’ambito della stessa operazione. E non mancano le sorprese. Dall’interessamento alle sorti giudiziarie dei fratelli Costantino (Salvatore e Fabio) condannati nel processo “Black money”, ai rapporti con il figlio di Roberto Piccolo di Nicotera, ritenuto elemento di spicco del clan Mancuso, sino ai contatti telefonici diretti fra lo stesso Spasari e l’allora sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino.

 

Lo stesso primo cittadino che il 10 settembre del 2014 avrebbe ricevuto un messaggio definito dagli investigatori come “criptico e velatamente minatorio” subito dopo la sospensione dall’incarico del comandante dei vigili urbani di Vibo Valentia, Filippo Nesci per come voluto dall’allora prefetto di Vibo, Giovanni Bruno. A chiedere a Vincenzo Spasari di contattare telefonicamente il sindaco Nicola D’Agostino sarebbe stato – secondo la ricostruzione degli inquirenti - Corrado Spasari, 54 anni, fratello di Vincenzo, residente a Limbadi e dal settembre 2010 dipendente del Comune di Vibo Valentia (in precedenza dipendente del Comune di Limbadi) inquadrato nella polizia municipale. I carabinieri del Ros non mancano di evidenziare a tal proposito che Corrado Spasari è cognato di Salvatore Ascone, 51 anni, di Limbadi, detto “Turi U Pinnilaru”, ritenuto “legato al clan Mancuso” ed arrestato il 4 febbraio 2014 da personale della Questura di Catanzaro al termine di un periodo di latitanza iniziata nel mese di luglio 2013 quando è sfuggito all’operazione “Perseo” contro il clan Giampà di Lamezia Terme dove era accusato di traffico di cocaina.

 

Il sostegno di Francesco Crudo a Nazzareno Salerno. Monitorando il telefono di Vincenzo Spasari, gli investigatori scoprono inoltre che nelle regionali del 2014 a sostenere elettoralmente a Limbadi l’allora candidato al Consiglio regionale della Calabria, Nazzareno Salerno sarebbe stato anche Francesco Crudo, sindaco di Limbadi dal 2011 al 2014 quando si è dimesso dopo le dichiarazioni di Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, sul mancato scioglimento per infiltrazioni mafiose della sua amministrazione comunale. Una figura, quella del sindaco Francesco Crudo, emersa già nell’inchiesta “Purgatorio” del Ros di Catanzaro quale “candidato sindaco (poi risultato eletto con la lista “Nuovi Orizzonti per Limbadi”), all’epoca delle elezioni comunali del 2011, gradito sottolineano gli inquirenti alla famiglia Mancuso e sostenuto elettoralmente dal boss Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta”. I carabinieri del Ros annotano inoltre la presenza dello stesso Francesco Crudo (di professione medico di famiglia) al matrimonio di Giuseppe Mancuso, figlio del defunto Pantaleone ed attualmente imputato nel processo “Black money”, così come la presenza della figlia di Mancuso al matrimonio del figlio di Crudo.

 

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