«Due mesi sono trascorsi da quando nel bilancio di fine 2021, avevo avuto modo di segnalare l’incidenza di rissa, percosse e lesioni personali tra i reati maggiormente commessi dai giovani a Reggio Calabria, sottolineando le misure predisposte per fronteggiare questo allarme tra le quali i controlli rafforzati nei punti maggiormente sensibili, come le zone centrali del Corso Garibaldi. Misure ancora in atto che, tuttavia, si applicano in un contesto che impone un’analisi di più ampia portata».

Senza entrare nel merito delle indagini ancora in corso a seguito di due gravi episodi di violenza degenerati, nell’ultima settimana, quali il ferimento grave di un diciassettenne a piazza Camagna e l’aggressione avvenuta fuori da una scuola, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, Roberto Di Palma, torna a fare il punto su un fenomeno da attenzionare a più livelli e sul quale, già in occasione della conferenza stampa dello scorso dicembre, aveva posto accento molto marcato.

Giovani benestanti ma vittime di malessere sociale

«Siamo chiamati tutti a guardare al fenomeno nella sua complessità, tenendo conto che l'80%-90% dei giovani coinvolti non provengono da quartieri degradati e ad alta densità criminale e da contesti familiari poveri ed emarginati, ma sono giovani che frequentano la scuola e che vivono in condizioni agiate, in famiglie in cui spesso non ci sono neppure genitori separati. Un dato che merita un'analisi approfondita», sottolinea il procuratore Roberto Di Palma.

Giovanissimi senza regole

Tra i giovani che commettono questi tipi di reato, alta dunque è la percentuale di chi proviene da famiglie benestanti, perciò scolarizzati e in apparente condizione di soddisfacimento di bisogni essenziali. Una situazione in cui rileva anche l’età particolarmente giovane, che di per sé allarma ancora di più e che spesso limita anche la possibilità di intervento della stessa Procura per i Minorenni alla sola, per quanto fondamentale, attivazione degli strumenti civilistici per andare ad indagare i contesti familiari.

«In oltre il 50% dei casi, ad essere coinvolti sono infraquattordicenni, dunque soggetti non imputabili che non possono essere sottoposti a processo penale. In questi casi la procura è chiamata a ricorrere agli strumenti di intervento di carattere civilistico. Resta, però, la domanda: come è possibile che un minore di 14 anni sia fuori casa alle due di notte?», si chiede ancora procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma.

Massimo impegno con risorse disponibili

«C'è un contatto costante con le forze dell'ordine. Anche se la procura interviene dopo che il reato è stato commesso, anche sul piano della prevenzione, siamo chiamati a fare squadra per offrire un contributo. È intento della Procura istituire un tavolo tecnico che coinvolga anche i servizi del pubblico e del privato sociale coinvolti e le agenzie educative, per fronteggiare insieme la situazione che richiede la partecipazione di tutti e una riflessione più profonda visto il malessere diffuso tra i giovani che, anche se fenomeno non solo reggino ma nazionale, non ci consente di abbassare la guardia. Abbiamo fatto e stiamo facendo il massimo. Tutto è certamente perfettibile, tenendo conto che quotidianamente l'impegno profuso da tutte le istituzioni fa i conti con le risorse e i mezzi disponibili», ha concluso il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma.