Le risse, anche se tra giovani che hanno abusato di alcolici, non fanno più indignare. Tutto, anche e soprattutto la violenza, è diventato uno spettacolo da riprendere e postare alla spasmodica caccia di qualche like in più da collezionare. E poco importa se oltre lo schermo ad essere pestato è un ragazzino, si resta lì a riprendere come se a terra non ci fosse una persona. Non si chiamano le forze dell’ordine e ci si guarda bene dall’intervenire per placare gli animi, si assiste inermi al pestaggio, pronti a scappare nel caso in cui dovesse degenerare.

E questa realtà viene fuori dal racconto di un ragazzo che sabato sera era presente alla festa privata che ha visto il rapper milanese Gué Pequeno esibirsi ad Arghillà. I commenti su quanto accaduto si sono sprecati ma quello più insistente e condiviso è stato «gioventù bruciata». Una generalizzazione che ha fatto reagire chi quella sera era presente e non si è riconosciuto in quel triste spaccato. Un giovane reggino racconta di una serata che, come tante altre, si è trasformata per «una mancanza di cultura e di una mentalità che tenda verso il rispetto e la legalità». Ma i giovani reggini sani, che studiano, sono impegnati nella società e vogliono solo divertirsi rimanendo nella loro terra, prendono le distanze e il racconto che ne viene fuori è di degrado e rassegnazione.

«Ero presente alla serata di Guè – ci racconta il nostro lettore – già dall’inizio io e i miei amici avevamo avuto il presentimento che qualcosa non sarebbe andata nel verso giusto. Come al solito in queste serate è tipico, specialmente di chi si presenta in gruppi numerosi, guardare male o cercare la rissa. La serata comunque inizia bene e non succede nulla fino all’entrata e all’esibizione del rapper. Io e i miei amici eravamo messi in un punto “strategico” cioè vicino ad una delle uscite laterali, avendo la possibilità di uscire nel caso fosse successo qualcosa. Finita l’esibizione di Guè decidiamo di andarcene, anche perché il locale era pieno di gente e non si riusciva neanche a respirare, non ricordo neanche quanta gente ho visto vomitare per via di un abuso sconsiderato dell’alcol. All’uscita è avvenuta una prima colluttazione, a cui sia io che ovviamente i miei amici abbiamo assistito e che è stata successivamente sedata dall’intervento di due buttafuori presenti all’ingresso. Dunque, non ho assistito al secondo litigio anche perché percependo una situazione di tensione e sapendo che sarebbe sfociata in altre risse, abbiamo deciso di andarcene».


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