Ripetute rivelazioni di segreti d’ufficio avrebbero consentito alla ditta di un pluripregiudicato di aggiudicarsi i lavori di pavimentazione del nuovo Palazzo di Giustizia di via Lacquari
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Tocca nuovamente il Tribunale di Vibo Valentia e questa volta anche la Prefettura attraverso un suo funzionario e l’iscrizione di una ditta nella White List, l’inchiesta “Rinascita-Scott” giunta oggi alla chiusura dell’inchiesta con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura di Catanzaro. Un nuovo “terremoto” si abbatte sulla città di Vibo perché attraverso delle condotte illecite sarebbe stata favorita persino una ditta – ritenuta riconducibile ad un pregiudicato di San Gregorio d’Ippona – che si è poi aggiudicata i lavori di pavimentazione eseguiti al Tribunale di Vibo Valentia di via Lacquari.
Fra le nuove ipotesi di reato c’è infatti anche la rivelazione di segreti d’ufficio contestata a Danilo Tripodi, 39 anni, di Vibo Valentia, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo Valentia. Tripodi era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Rinascita Scott dello scorso 19 dicembre con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, falsità materiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Dal maggio scorso si trova agli arresti domiciliari.
La nuova accusa gli viene formulata dalla Procura di Catanzaro in concorso con Nicola Larobina, 58 anni, di Arena, ausiliario all’Ufficio del Giudice di Pace di Vibo Valentia, e con Michele Larobina, 72 anni, di Arena (fratello di Nicola), funzionario della Prefettura di Vibo Valentia. Con loro è indagato per lo stesso reato anche Renato Iannello, 45 anni, di San Gregorio d’Ippona, amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale “Casanuova Costruzioni”, formalmente intestata a Rosario Curtosi, 52 anni, di San Gregorio d’Ippona, quest’ultimo indagato per il reato di trasferimento fraudolento di valori.
In violazione dei doveri inerenti le rispettive funzioni, Danilo Tripodi e Nicola Larobina – quali determinatori ed istigatori della condotta illecita e sfruttando il ruolo istituzionale dagli stessi rivestito – e con Michele La Robina che avrebbe agito quale pubblico ufficiale e funzionario della Prefettura di Vibo, secondo l’accusa avrebbero acquisito notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete, rivelandone la conoscenza.
In particolare, il 19 novembre dello scorso anno Danilo Tripodi avrebbe contattato Nicola Larobina – in servizio al Giudice di Pace di Vibo – spiegandogli che il nominativo di suo interesse era quello di “Rosario Curtosi”.
A distanza di un paio di minuti, Nicola Larobina – secondo l’accusa - «comunicava di aver bisogno della data di nascita del soggetto di interesse, ragione per la quale invitava Danilo Tripodi a ricontattarlo il giorno seguente». Il 20 novembre 2019, Danilo Tripodi «ricontattava il proprio collega, il quale comunicava che si trattava di una pratica riguardante una società denominata “Casanova Costruzioni”, la quale risultava ancora in istruttoria in attesa di una comunicazione da parte delle Forze dell’ordine».
Nicola Larobina concludeva che avrebbe interessato in merito un soggetto, il quale avrebbe provveduto a sollecitare l’evasione di quella pratica. In data 21 novembre 2019 Nicola Larobina comunicava a Danilo Tripodi che la pratica era stata evasa, ma si trovava ancora alla firma, narrando che in merito alla medesima aveva tentato di intercedere anche tale “ispettore Rizzo” in pensione, ma il suo intervento era giunto solo dopo che la pratica era già stata definita. Precisava che ciò gli era stato riferito dal proprio fratello ovvero da Michele Larobina, funzionario della Prefettura di Vibo Valentia, in servizio all’ufficio Protezione Civile”. Subito dopo aver terminato la chiamata con Nicola Larobina, Danilo Tripodi è accusato di aver contattato Renato Iannello, al quale “comunicava quanto appena appreso, rappresentando che la pratica era alla firma e lamentando di aver appreso che della medesima era stato interessato anche un altro soggetto senza che il primo ne venisse messo a conoscenza”. Il giorno seguente, quindi, Nicola Larobina avrebbe inviato a Danilo Tripodi un messaggio con la foto del foglio contenente la decisione.
«A distanza di tre giorni, Danilo Tripodi chiedeva a Nicola Larobina di ringraziare il fratello di quest’ultimo Michele Larobina per quanto fatto. Tripodi – si legge nel capo di imputazione – chiedeva altresì se il provvedimento risultasse già notificato e Nicola Larobina assicurava che il giorno seguente avrebbe controllato, comunicando che aveva dovuto recarsi presso l’uscita autostradale di Pizzo per recuperare l’atto di interesse. Dopo un paio di ore, Danilo Tripodi fissava un appuntamento con Renato Iannello.
Il 26 novembre 2019, Nicola Larobina comunicava quindi a Nicola Tripodi che l’atto risultava depositato, ma doveva ancora controllare se era stato notificato. «A distanza di qualche ora – si legge nel capo di imputazione – precisava che la pratica si trovava sulla scrivania di tale “Bettina” e precisava: “quando se ne va alle due te le prendo e la mando…tranquillissimo aspetto solo che se ne va”. In effetti, alle successive ore 14.29, l’ausiliario in servizio al Giudice di Pace di Vibo Valentia, Nicola Larobina, assicurava che era “tutto a posto” e che gli aveva inviato quanto già precedentemente promesso. A distanza di una settimana, Renato Iannello comunicava di non aver ancora ricevuto alcuna notifica e Danilo Tripodi rispondeva assicurando di essersi attivato per avere notizie in merito e che a breve gli avrebbe fatto avere aggiornamenti (“Scusami non mi ero dimenticato; Sto aspettando una risposta; Ti aggiorno”). Subito dopo Danilo Tripodi contattava Nicola Larobina, al quale riferiva “gli dici a tuo fratello se devono venire loro, a prendere la notifica, dice che non gli è arrivato niente, oppure devono aspettare la pec? solo come funziona adesso materialmente”, confermando come le notizie sulla pratica di interesse derivassero dal fratello di Nicola Larobina. Qualche ora dopo, Nicola Larobina comunicava che il giorno seguente avrebbero inviato una e-mail di notifica e subito dopo Danilo Tripodi riportava quell’informazione a Renato Iannello ottenendo i ringraziamenti da parte di quest’ultimo, che li rinnovava anche a distanza di due giorni, ovvero il 6 dicembre 2019.
Il reato di concorso in rivelazione di atti d’ufficio è aggravato dal fine di aver procurato a Renato Iannello un indebito profitto patrimoniale derivante dalla possibilità di sottrarsi a nuove misure di prevenzione e di evitare provvedimenti ablatori nei confronti della ditta individuale “Casanuova Costruzione” (a lui di fatto riconducibile), che poteva altresì beneficiare dell’iscrizione nella lista dei “soggetti fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti ad infiltrazione mafiosa” ed aggiudicarsi appalti di lavori pubblici, tra i quali i lavori di pavimentazione eseguiti al Tribunale di Vibo Valentia, sede di via Lacquari.
Tali condotte costano a Danilo Tripodi anche il reato di favoreggiamento reale nei confronti di Renato Iannello (amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale Casanova Costruzioni, formalmente intestata a Rosario Curtosi) il quale, grazie proprio a Tripodi, avrebbe continuato a non palesare l’effettiva titolarità della ditta.
Renato Iannello. Ma chi è Renato Iannello che, grazie alle condotte di Tripodi e dei Larobina, si è aggiudicato pure i lavori di pavimentazione del nuovo Tribunale di via Lacquari? Lo svela lo stesso avviso di conclusione indagini.
Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, Renato Iannello è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per il delitto di omicidio, nonché per reati in materia di armi e di stupefacenti. E’ stato poi deferito in stato di libertà per associazione mafiosa nell’operazione “Rima” contro il clan Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona. Renato Iannello è inoltre fratello di Francesco Iannello, quest’ultimo in “Rinascita-Scott” procedimento per la vicenda estorsiva commessa in concorso con Mario Artusa e il boss Saverio Razionale.