A metà gennaio del nuovo anno stop ai procedimenti in tutta la regione. Gli avvocati: «Una battaglia per i diritti e contro la politica dei processi di massa con le sue conseguenze estreme»
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Il Coordinamento dei Presidenti delle Camere Penali Calabresi, nelle riunioni del 6, 9, 10 e 11 dicembre 2024, ha assunto una serie di determinazioni per denunciare la grave crisi del sistema giudiziario regionale. Tra queste, l’espressione di solidarietà alla Camera Penale di Cosenza per l’astensione del 18 dicembre e la conferma dell’astensione regionale già programmata con deliberazione dello scorso 11 settembre.
L’impatto del processo "Reset" e la crisi della giustizia penale
La Camera Penale di Cosenza , come si ricorderà, ha denunciato l’impatto del maxi-processo "Reset" sull’organizzazione della giustizia penale nel circondario cosentino e sull’esercizio della funzione difensiva, definendolo «un insopportabile carico di conseguenze nocive» e ribadendo che «la pretesa di gestire l’insopportabile carico di nocive conseguenze dei singoli processi oceanici, prescindendo dagli interessi degli attori principali del processo, aggrava i problemi».
Il Coordinamento, in un documento a firma dei presidenti Giuseppe Milicia (coordinatore), Michele Donadio (Castrovillari), Francesco Iacopino (Catanzaro), Roberto Le Pera (Cosenza), Romualdo Truncè (Crotone), Renzo Andricciola (Lamezia Terme), Antonio Alvaro (Locri), Massimo Zicarelli (Paola), Pasquale Foti (Reggio Calabria), Giovanni Zagarese (Rossano), Giuseppe Aloi (Vibo Valentia), ha rimarcato che «le domande contenute nel deliberato dell’astensione dei penalisti cosentini, rivolte alle Autorità, sono le medesime, pertinenti e sensate, che il Coordinamento delle Camere calabresi pone, inascoltato, sin dal 2020».
In particolare, è stata evidenziata «la dissipazione di risorse che molto meglio potrebbero impiegarsi per far funzionare la giustizia ordinaria, piuttosto che destinarsi a sostenere i costi elevatissimi dei processi speciali, sovraccarichi dell’apparato di simboli che immancabilmente accompagna le pratiche della giustizia penale del nemico». Un esempio emblematico è rappresentato dall’aula bunker di Lamezia, «messa fuori uso dalle piogge autunnali» e oggetto di spese straordinarie per la riparazione, mentre le aule ordinarie restano prive «del minimo di attrezzatura tecnologica».
Ancora più grave è la decisione di celebrare il processo "Rinascita Scott" «in un’altra regione, nell’aula bunker di Catania, a centinaia di chilometri di distanza dalla sede propria, con un prezzo ancor più alto da pagare in termini di diritti inagibili delle parti e dei loro difensori». Lo stesso destino riguarderà il processo "Recovery", alimentando una gestione giudiziaria sempre più distante dai principi di efficienza e giustizia.
Un sistema giudiziario che implode
Il Coordinamento denuncia che «se il ricorso sistematico ai maxi-processi, con numeri di imputati da capogiro, ha sterilizzato l’aspettativa del cittadino di ottenere una risposta di giustizia qualitativamente accettabile, oggi, a causa dell’implosione organizzativa della cattedrale costruita nel deserto lametino, l’impronta inquisitoria ha raggiunto una vetta più alta». Tali processi determinano «lo svuotamento definitivo di ogni possibilità di esercizio concreto del diritto di difesa», generando «costi ingenti sul piano personale, familiare, economico e sociale per gli individui, per i difensori, per i giudici e lo Stato e, a ben vedere, per la stessa tenuta del sistema democratico».
L’appello inascoltato dei penalisti calabresi
Dalla proclamazione dello stato di agitazione nel luglio scorso, i penalisti calabresi rivolgono un appello alle Autorità competenti, sottolineando che «è necessario uscire dal tunnel infinito dell’emergenza e ritrovarsi dentro il comune perimetro costituzionale». Come ribadito, «urge ritrovare una grammatica comune che veda nella Costituzione e nei valori di civiltà in essa scolpiti l’unico faro capace di illuminare il doveroso cammino unitario della (e nella) giurisdizione».
Le prossime iniziative
Il Coordinamento ha confermato l’astensione regionale nelle date del 15, 16 e 17 gennaio 2025, in concomitanza con un programma di manifestazioni volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui gravi problemi del sistema giudiziario calabrese. Le attività giudiziarie nel circondario di Cosenza non saranno coinvolte per rispetto del principio di rarefazione delle astensioni nei servizi pubblici essenziali, in ragione dell’astensione già proclamata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza per il 28, 29 e 30 gennaio 2025.
Il Coordinamento, infine, ribadisce che «dalla nostra parte, molte buone ragioni che la delibera della CP di Cosenza bene illustra; dall’altro lato, una gestione del servizio giustizia che nega quello che dovrebbe immancabilmente assicurare». È quindi confermato l’impegno delle Camere Penali Calabresi a proseguire questa battaglia «per i diritti e contro la politica dei processi di massa con le sue conseguenze estreme».