Giuseppe Pugliese Carchedi è stato ucciso nell'agosto del 2006. Nell'aula bunker il pentito parla delle due relazioni sentimentali intrattenute contemporaneamente dal giovane, delle minacce ricevute dal suocero Enzo Barba e del contrasto con i Piscopisani
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Ha affrontato anche l’omicidio del cugino Giuseppe Pugliese Carchedi, ucciso il 17 agosto del 2006 sulla strada che collega Pizzo a Vibo Marina, il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nel corso delle prime deposizioni nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott.
«Mio cugino Giuseppe Pugliese Carchedi – ha dichiarato il collaboratore – si era legato al clan dei Piscopisani frequentando la casa di Nazzareno Felice di Piscopio, e quindi anche Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona. Si era fidanzato però ufficialmente con la figlia di Enzo Barba, detto Il Musichiere, personaggio di spicco del clan di Vibo Valentia, e contemporaneamente aveva una relazione anche con la figlia di Nazzareno Felice. Un comportamento contro il quale si era schierato Pino Galati, detto U Ragioneri, capo società del clan di Piscopio, il quale aveva fatto sapere in giro di essere contrario al comportamento di Giuseppe Pugliese Carchedi. Per tutta risposta – ha spiegato Arena – Giuseppe Pugliese Carchedi ha fatto incendiare il bar a Vibo di Pino Galati. Carmelo Lo Bianco venne allora da me per vedere se potevo parlare io con questo mio cugino. In una prima fase intervennero, per cercare di sistemare la questione, Francesco Scrugli, Enzo Barba, Carmelo Lo Bianco, Paolo Lo Binaco, Nazzareno Felice, Nazzareno Fiorillo, detto U Tartaru, e Pino Galati. La cosa venne per un pò riappacificata. Successivamente, però, la relazione di Giuseppe Pugliese Carchedi con la figlia di Nazzareno Felice è ripresa ed il suocero Enzo Barba arrivò a puntare una pistola alla testa di Giuseppe Pugliese Carchedi».
Si arriva così al 19 febbraio 2005 quando Giuseppe Pugliese Carchedi rimane vittima di un tentato omicidio a Vibo. Il 17 agosto 2006 viene invece ucciso lungo la strada che collega Pizzo a Vibo Marina. Per tale fatto di sangue, a giudizio era finito Rosario Primo Mantino di Vibo Marina, ma il 22 dicembre 2018 si è tolto la vita in carcere. Rosario Primo Mantino, secondo l’accusa, avrebbe agito insieme a Davide Fortuna, a sua volta ucciso in spiaggia nel luglio del 2012 a Vibo Marina nell’ambito della guerra di mafia contro il clan Patania di Stefanaconi. Per l’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi è indagato anche Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, la cui posizione è stata però stralciata in quanto all’epoca dell’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi e del ferimento di Francesco Macrì era minorenne.