Tra i nomi più illustri coinvolti nell'inchiesta Rinascita-Scott, spicca il nome dell'avvocato penalista, nonchè ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli. Il legale, in base alla maxi-operazione dalla Dda di Catanzaro, viene ritenuto tra per personalità più vicine alla potente cosca Mancuso.

A ricostruire un ulteriore tassello, un approfondimento de Il Fatto Quotidiano dove emergono dettagli in merito alle vicende dell'avvocato catanzarese durante il suo periodo a Palazzo Madama nonchè sul ruolo di Giulio Tremonti, ex ministro dell'economia.

Tremonti e i soldi per gli emendamenti

In particolare, il nome del politico affiora durante un pranzo a Soverato con Marcella Tettoni, consigliere comunale di Pisano in provincia di Novra, giunta a Catanzaro nelle vesti di amministratrice di aziende del Nord. Il contesto è quello dell'affare Copanello, il progetto di un complesso alberghiero che doveva sorgere nel comune di Stalettì (poi sfumato). Qui, una conversazione viene intercettata dagli inquirenti: «Ti posso raccontare soltanto - si sfoga Pittelli - che quando stavo in Parlamento e votavamo le leggi... c'era Tremonti che si faceva pagare gli emendamenti, lo sai... Non lui direttamente, ma Milanese». Chi sia, non viene delineato. In base alla ricostruzione de Il Fatto potrebbe trattarsi «di Marco Milanese, consigliere e braccio destro dell'ex ministro dell'economia». Ma la posizione di quest'ultimopotrebbe essere al vaglio di un'altra Procura.

Il nome di Tremonti ritorna qualche settimana più tardi, in occasione di un altro pranzo, questa volta alla presenza dei boss Luigi Mancuso e Saverio Razionale. Parlando del suo ruolo di parlamentare, l'avvocato sostiene: «Lavoravamo fino alle 4 di mattina. Altri facevano i soldi e Tremonti si prendeva...» Quindi Razionale interrompe il discorso: «Quel cornuto è uno scemo». E infine Pittelli riprende: «Si prendeva 5 milioni a emendamento».

La replica dell’ex ministro

Raggiunto telefonicamente dal quotidiano, l'ex ministro ha bollato la vicenda come falsità: «Farò una citazione e richiesta di risarcimento danni nei suoi confronti. Applicherò la stessa tariffa che mi accusa di aver adottato per gli emendamenti: gli chiederò 5 milioni di euro che poi devolverò alla lotta al Covid-19», annuncia Tremonti.