«Il senatore Francesco Bevilacqua fu sostenuto elettoralmente sia dai Lo Bianco-Barba che dai Pardea-Ranisi. Fu votato da tutti perché fratello di Ferruccio Bevilacqua, ‘ndranghetista attivato nel locale insieme a mio padre, rimpiazzato inizialmente dalla vecchia cosca dei Pardea-Ranisi. Poi si legò a Peppe Mancuso detto Mbrogghjia. Ferruccio Bevilacqua non era solo uno ‘ndranghetista ma anche un massone. L’ho saputo da Salvatore Tulosai che voleva entrare nella massoneria e siccome i pregiudicati non potevano entrare nella massoneria legale, certamente si trattava di massoneria deviata».

Il pm Anna Maria Frustaci, alla ripresa dell’esame del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena, esplora i meandri del rapporto tra mafia e politica. Ed il pentito non esita a profferire dichiarazioni pesanti, in particolare nei confronti dell’ormai defunto fratello dell’ex parlamentare di Alleanza nazionale: «Io sapevo da mio nonno che doveva essere proprio Ferruccio Bevilacqua a consegnare mio padre a Peppe Mancuso che poi lo uccise». Aggiunge Arena: «So che il padre del senatore aveva già rapporti con Carmelo Lo Bianco detto “Piccinni”, con il quale era anche vicino di casa. Questo risale ad un’epoca in cui i figli di Carmelo Lo Bianco non erano neppure sposati». E poi: «Ricordo che quando vinse Bevilacqua ci siamo ritrovati tutti nella sua sede elettorale. I Lo Bianco, i Barba, i Pardea…».

Arena rilancia anche fino all’attualità: «Nelle ultime elezioni politiche i Lo Bianco-Barba hanno manifestato interesse per il senatore Giuseppe Mangialavori, mentre noi abbiamo sempre sostenuto la sinistra, dal 1999 ai giorni nostri. Fino ad un certo punto c’è stata maggioranza e opposizione, c’erano dei riferimenti per ogni gruppo mafiose. Ora invece le cose sono cambiate, c’è una finta opposizione e chi sta a destra si accorda con chi sta a sinistra per amministrare. Tutto è amministrato da parenti o persone contigue alla criminalità organizzata».

L’esordio di Arena alla ripresa del controesame, si apre con dichiarazioni caute che lasciano intendere come sul fronte del rapporto tra mafia e politica esistano delle dichiarazioni ancora coperte dal segreto istruttorio e quindi suscettibili di sviluppi investigativo.