Pistole in vendita e nominativi degli acquirenti fatti oggi in aula da Bartolomeo Arena nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, il collaboratore ha spiegato di aver ceduto personalmente «una pistola calibro 6,35 all’avvocato Antonio Gotto. È stato Gotto a chiedermi se gli reperivo una pistola e io l’ho venduta a lui che a sua volta la doveva cedere a Gianluca Serrao, quest’ultimo amico di Domenico Tomaino, detto U Lupu, di Carmelo Chiarella e di Marco Startari».

In seguito, Domenico Tomaino andò a trovare Bartolomeo Arena dicendogli che l’arma finita a Serrao si era inceppata e pertanto venne fornita una nuova pistola, questa volta calibro 38 «dietro il pagamento di 700 euro. Tale arma fu poi rinvenuta nella disponibilità di Filippo Orecchio – ha aggiunto Arena – ma tale pistola non era la sua, bensì di Domenico Tomaino, anche se è stato arrestato Orecchio. Con tale pistola il mio gruppo criminale ha sparato in precedenza le serrande della Tecnocasa a Pizzo del figlio di Rosario Pugliese, poi un bar a Vibo vicino al Valentini di proprietà di Emilio Gentile, detto Toba, quindi ad un autolavaggio ubicato al Cancello Rosso e poi è stata utilizzata per la sparatoria in piazza Municipio a Vibo da Domenico Camillò che voleva colpire Loris Palmisano e invece per sbaglio ha ferito Mirco La Grotteria»Antonio Gotto e Gianluca Serrao non risultano fra gli indagati di Rinascita Scott.
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